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 | | Articolo di Gulesu Barbara
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Ancora non ci credo!
Ho tagliato il traguardo con le lacrime agli occhi!!!
Ma partiamo dall’inizio:
gli eventi di quest’anno hanno remato contro sino all’ultimo, impedendomi anche solo di provarci ad allenarmi.
L’ultima volta che sono riuscita a fare la distanza di una mezza maratona risale al 2018.. e con il tempo limite imposto dall’organizzazione sapevo di non poterla nemmeno finire camminando..
Ma non mi importava!! Ero lì sulla linea di partenza per divertirmi e godermi questa bellissima festa con gli amici ortichini finché sarebbe durata!
L’idea era di partire e andare a sensazione: finché mi diverto, sto bene, c’è benzina e non mi fermano quelli dell’auto scopa, io vado avanti!
Se fossero stati 20, 25 o 30.. non aveva importanza! Già per me era sufficiente essere lì e portarmi a casa il ricordo di un bellissimo weekend con un gruppo fantastico in una città meravigliosa! Come sarebbe poi finita la corsa non aveva importanza, perché Ortica non è solo corsa... è una famiglia!
E quindi eccomi qui, ad entrare in griglia in una soleggiata e calda giornata di di dicembre. Pronti.. via... si parte per questo viaggio!!!
È stata dura, durissima! Ma non per le coliche o per il gomito ancora un po’ bloccato.. no.. loro hanno fatto giudizio e sono stati in silenzio in disparte ad ascoltare le urla delle mie gambe che mi insultavano!!! Hanno cominciato molto presto, alla mezza già mi sembrava di essere al 40esimo talmente erano di legno.. e pure sotto i piedi avevo male!!! Ho pensato più volte di ritirarmi... Ma poi mi dicevo che a loro non potevo darla vinta! È normale così.. devono soffrire per 42 km e allora alzavo il volume della musica per zittirle o ascoltavo il tifo della gente! E così, seguendo la linea blu, passo dopo passo, scanditi dal suono dei tamburi ad ogni incrocio, guadagnavo un km alla volta!
E intanto pensavo... ho pensato tanto... che quei km che stavo correndo li volevo dedicare alle persone a cui voglio bene.
Li ho dedicati a mia sorella e a tutto quello che ha passato per realizzare il suo sogno, che è come se avesse fatto una ultramaratona.
Alla forza che hanno avuto Taty e Fio in questi ultimi anni per completare la loro bellissima famiglia.
Alla mia amica Cipo e Brus che sarebbero voluti essere qui con noi ma nonostante polpetta li abbia fatti preoccupare molto all’inizio, adesso inizia a dargli tante soddisfazioni.
Ai miei amici Ortica che stavano correndo sullo stesso percorso, chi più indietro e chi più avanti, ognuno per conto suo ma con un obiettivo comune! A tutti gli amici che mi stavano seguendo con l’app o che mi avevano dedicato un pensiero mentre io stavo correndo.
Ogni volta che passavo sul tappeto di rilevamento del chip pensavo a loro, e picchiavo sopra i piedi forte, come per far sentire che sino a li c’ero arrivata!!! E loro lo vedevano e mi sostenevano! E sentivo i loro incitamenti!
E poi l’ho dedicata a me!! Che alla fine sì, sono cazzuta!!! Che nonostante il braccio.. nonostante i calcoli... nonostante gli ostacoli che la vita ti mette davanti... io ci provo a superarli! E ce la metto tutta!!! E stavolta sono stata davvero orgogliosa di me!!
Al 38 esimo km anche il garmin era stanco, così mi ha salutata e spegnendosi mi ha detto “vola a ritirare la tua meritata medaglia”!!
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 | | Articolo di Deborah
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Eccomi alla 49 esima Maratona di NY!
Per me la maratona più desiderata, quella da fare almeno 1 volta nella vita (almeno tra i podisti d'asfalto!) e dove il PB va in secondo piano e vince la voglia di assaporare e vivere l'intero evento!
Che dire amici ...già arrivi a NY e ti senti sempre così piccina, la città è più bella che mai e ogni quartiere ti ricorda una scena di qualche films...l'unico problema la lotta con il jet leg!
Prima mattina a NY con 0 ore di sonno, ma felice come una bambina, corsetta in Central Park sino in zona arrivo. Io, il mio gruppo e il resto del mondo occupato a scattare foto come se non ci fosse un domani e portandoci anche a casa la sensazione di aver affrontato una lieve salita che ci permetterà di ottenere quella "fottutissima" medaglia ...sappiate però che durante la maratona quella lieve salita era l'Everest! :) :)
Il pettorale richiede il suo investimento economico, per carità, ma dietro c'è una macchina da guerra che lavora con un efficienza da fare invidia agli svizzeri!
Gli atleti partecipanti quest'anno erano circa 53.000, ragazzi io l'expo non li ho visti! :) Quasi assenza di coda all'ingresso e ho ritirato il Bib e la T-shirt - tra l'altro molto stilosa! - in 7 min...poi ho impiegato 3 ore a scegliere gadget e regali vari...ma son dettagli!
Gironzolando per la City osservavo tutta la gente che correva per capire come cavolo dovevo vestirmi! ...La temperatura da lì a 2gg sarebbe calata e tirava un bel vento...ma non l'ho capito! Chi correva in top e si scorgeva la pelle di un rossastro ipotermia, chi con doppia felpa, chi pantaloncini, chi con legging lunghi, insomma un casino... io da Milano avevo portato la qualunque per il famoso non si sa mai! Faccio anche il mini sondaggio tra il mio gruppo, ma come non detto... Alla fine gambe libere con gonnellina Macron (un mai più senza...tra le runners trendy! :)) termica manica lunga leggera e canotta per il pettorale ...ovviamente total black come se fossi Audrey nel negozio di Tiffany per comprami il ciondolino dell'evento! (...ovviamente acquistato! :)).
E poi tra una distrazione, una camminata, una visita nei punti più famosi, qualche food breaks con del grosso grasso cibo americano...arriva finalmente il grande giorno!
Sveglia alle 4.00am, ma per me non è stato un problema (occhiaia blue da 3 notti insonni!), 4.30am colazione o meglio "l'assalto delle cavallette", visto che ci aspettavano lunghe ore d'attesa prima della partenza, abbiamo fatto tutti scorte di cibo come Yoghi e Bubu prima del letargo! Ore 6.00am iniziano i trasferimenti per raggiungere il ponte di Verrazzano...eravamo una macchia bianca: tutti con la tuta da imbianchino e sotto maglioni e pile da lasciare agli homeless alla partenza. Eravamo tutti belli! E anche se assonnati i nostri occhi brillavano!
L'organizzazione in loco era così perfetta che non sapevamo come ammazzare quelle 2/3 ore di attesa prima della partenza! ... Quel freddo frizzantino che non ci lascava neanche con l'arrivo del tiepido sole, qualche chiacchera con gli amici ...quelle 87 volte al bagno...ognuno che si bombardava di integratori, barrette e la qualunque...e poi finalmente eccoci che entriamo nelle griglie di partenza!
Non vi dico l'adrenalina camminando verso il ponte...e sotto la canzone dei Queen "We will rock you" finalmente si parte! ...Eravamo infiniti ...una scia di corpi colorati e sorridenti (almeno all'inizio! :)). Alcuni travestiti con le cose più bizzarre... tra cui un tizio con pantaloncini e bretelle (dorso nudo) tutto ghepardato da vera "pazza"! ...Atleti da tutto il mondo...Wow!
Nonostante buona regola nella maratona sia quella di gestirla il più possibile in progressivo ...io, da buona podista pazza, ho pensato esattamente il contrario! Avevo l'energia a mille e mi son detta ...do tutto quello che ho da subito e, poi mi trascinerò sui gomiti, ma arriverò alla fine! ...e più o meno è andata così! :)
42,192km di festa non c'è stato un metro senza persone che tifavano... indescrivibile la sensazione di potenza che sono in grado di trasmetterti! Gruppi musicali di tutti i generi e la musica si diffondeva tra di noi e i grattaceli...una chiesa aperta con un coro gospel che cantava...bambini, adulti con cartelloni di ogni tipo e foto di visi in formato gigante, anziani, poliziotti, tutti tutti tutti a batterti il 5 a urlare go go...semplicemente fantastico!
Il percorso non è per niente piatto...dopo il secondo ponte ti racconti che il più è andato...ma non è vero!!!
Lunghi tratti in "leggera ma costante" salita e dopo il 30esimo ai "go go go" mi veniva da rispondere: "magari!"
Credo che per tanti, come per me, il punto più critico sia stata la salita prima di entrare in Central Park circa 38/39esimo km...Lì ho visto una luce bianca come nel film "Ghost" e Patrick Swayze che mi faceva segno di seguirlo! Peccato non sono neanche bella come Demi Moore! :) ...lo ammetto ho camminato un pochino e poi la mia testa ha fatto il resto! RUN FORREST RUN! E porca miseria ho ripreso a correre e quel traguardo è arrivato... eccome se arrivato! E lì mi son detta NY sei mia! ...Tutti congratulation, congratulation... e poi la medaglia...circa 5kg di peso ma bellissima a forma di mela! Per me la medaglia più bella di sempre!
Un caro amico mi ha suggerito di ascoltare l'intervista fatta da Radio DJ ad Aldo Rock sulla Maratona di NY (che ha ovviamente ha corso), concludo questo mio ricordo regalandovi una sua citazione:
"Considerare il mondo alla stregua di un sogno. Quando abbiamo un incubo ci svegliamo e diciamo ai noi stessi di aver sognato. Si dice che il mondo nel quale viviamo non sia affatto diverso, ciclicamente il nostro mono salta in aria e l'unica arma che noi abbiamo per non farci travolgere è la resistenza. UOMO l'atleta che resta in mente e l'atleta che resiste!".
Deborah
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 | | Articolo di Di Lisa Giuliano
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Sveglia puntata alle 4:30 per non perdere il ferry a Battery Park, alle 4:00 sono già sveglio, non riuscirò a riaddormentarmi, lo so, tanto vale alzarsi. Mi vesto, controllo di non dimenticare niente: metro card, carta di credito che non si sa mai. Mangio una banana, qualche cookies, la nipotina si alza anche lei per chiudere la porta dopo che sono uscito e farmi... l in bocca al al lupo. Brooklyn è ancora buia alle 4:40 del mattino, ci sono già un po' di macchine in giro e non sembrano tornare a casa dalla sera prima. Staten Island ferry terminal passando per wall street ma non vedo il 'bull'. Te' bollente che mi terrà occupato per questi dieci minuti in attesa del traghetto delle 5:30. Ci imbarchiamo con la vista delll'alba sul New Jersey. Arrivo alle 7.00 al villaggio della partenza dopo un tragitto in autobus che pensavo più breve... quasi tre ore alla partenza, gironzolo un po', un altro tè caldo,mangio qualche altro cookies, regalo quelli restanti a due italiani che partiranno alle 11:00, non li invidio affatto.
Ci siamo, otto e quaranta apre il mio corral, accenno un po' di stretching cercando di far passare un altro po' di tempo. Un'ora è lunga e farà freschino senza la tuta che lascerò nel donation box. Mancano quaranta minuti, sento l'annuncio che il corral chiude fra 10, tolgo la tuta ed entro, altri box anche qui, la potevo tenere. Mancheranno dieci minuti, ci fanno avviare verso il ponte di Verrazzano, sole, giornata bellissima, paracadutisti che volteggiano nell'aria, tre elicotteri del NYPD che passano bassi sul ponte, il colpo di cannone: si parte.
La salita del Verrazzano praticamente non c'è, non c'è neanche il vento gelido che doveva soffiare da est. C'è un sole fantastico e una temperatura perfetta. Primo km in 5' 03", inizia la parte in discesa del ponte, il Garmin dice che sto andando a 4' 20", non mi preoccupo, in discesa non faccio fatica, non ha senso rallentare. Da subito ali di gente festante, il fantastico pubblico di New York che mi spingerà fino al traguardo.
Passaggio ai 5km in 22'46,, in discesa si va che è un piacere ed in salita il calore del pubblico mi spinge, ci preoccuperemo più avanti.
Me la godo, New York te la devi godere dicono, ed io corro con il pubblico girandomi e salutando quando sento chiamare il mio 'nome', mi sposto sul lato della strada per battere il cinque alle tante mani protese, pazienza se farò un centinaio di metri più del dovuto.
Passaggio ai 10km in 45'30", per ora riesco ad essere abbastanza regolare alternando un 4'10 nei tratti in leggera discesa e 4' 45" nei tratti in salita. Continuo a correre con il pubblico, al tempo ci penserò dopo, divertiti mi dico, se lo fai ad un passo intorno a 4' 30 tanto meglio.
Alla mezza il tempo lo guardo, 1 38" 18", lo so che a New York non si va per il personale ma, se a metà sei tre minuti sotto, non puoi non pensarci.
Inizio anche a preoccuparmi anche delle traiettorie. Continuo a girarmi per salutare chi mi incita ma smetto di battere il 5 se devo spostarmi per farlo.
Al 20°km sono indeciso se prendere un Gel ,usarlo o meno, a Bilbao l'anno scorso ho sofferto come un cane gli ultimi 6 km per dolori al fegato, avevo dato la colpa al gel, a qualcuno dovevo pur darla.
Dopo un paio di km con la bustina in mano decido di prenderlo, inizio a sentire bisogno di energia.
Siamo sul Queensboro bridge, se c'è una cosa che ho odiato di questa avventura è proprio lui, sembra non finire mai. Tengo duro arriverà la discesa prima o poi.
Inizio a gestirla, entro nel Bronx, fra un po' sono 20 miglia da li mancheranno 10 km, saprò esattamente se sarà personale o no : 2h 30", evitiamo di andare in crisi ed è fatta.
Entro in Central Park, adesso la fatica la sento, sento anche il pubblico e l'obiettivo insperato sono li a portata di mano.
Rettilineo finale prima di girare per andare all'arrivo dentro il parco, ali di folla, il Garmin mi dice che manca un km, dovrei allungare, volevo provare a fare l'ultimo km in meno di 4 a km, questo prima di vedere la salita degli ultimi 300 metri e, soprattutto, quando l'obiettivo era provare a stare sotto le 3 h 30'.
Ultimi cinquecento metri, allungo in progressione, curva per entrare nel parco, il Garmin dice 42,2 km in 3h 17' 40", cartello delle 26 miglia, cerco la nipotina fra il pubblico, non la vedo, vedo l'arrivo, la sopra c'è il fotografo di podisti.net che era sul volo accanto a me, alzo le braccia per rendergli più facile il compito di "beccare gli italiani all'arrivo".
Ultimi cinquanta metri, lo so che sei soddisfatto per il personale, per aver fatto meglio di quel 3 19"59" buttato lì per partire davanti lo so,ma non puoi non sprintare.
E così sprinto, taglio il traguardo,
Tempo ufficiale 3' 19"02!
Medaglia, poncho e si va all'uscita fra Columbus e la 73th ad abbracciare la nipotina che ci aspetta.
Grazie New York, grazie per questa incredibile esperienza, chissà che non ci si riveda l'anno prossimo.
Grazie Marco Nobile per avermi fatto credere di potermi qualificare quando a me sembrava impossibile. Grazie Ariane Di Lisa per essere venuta ad aspettarmi all'arrivo anche se lo so che sei venuta a N Y soprattutto per vedere la casa di Carrie Bradshaw.
Grazie al coro gospel a Brooklyn nel quale ho poi scoperto c'era la moglie di Tim, il mio padrone di casa.
Grazie a tutte le band che suonavano lungo il percorso, ai bambini che sporgevano i fazzolettini con cui asciugare il sudore.
È stato fantastico, grazie davvero!
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 | | Articolo di Mauro Oliva sulla Maratona di Milano
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La Maratona è un inganno (Versione 2 By Mauro Oliva)
L’amico Mauro Oliva…sul suo profile facebook privato…così racconta (purtroppo) la sua delusione alla EA7 Milano Marathon di questa mattina. E conferma la regola: La Maratona è un inganno!
La maratona è un inganno, perché prepari la strategia con un amico settimane prime, organizzi il posto dove incontrarsi, il tipo di riscaldamento e poi si va in griglia insieme. E quando si parte vedi che il suo passo è decisamente più veloce del concordato e che dopo 100 metri dalla linea di partenza sei già senza il punto di riferimento.
La maratona è un inganno perché ti dicono di attaccarti ai palloncini dei pacer e non lasciarli scivolare via per nessuna ragione. Sei convinto che sono li davanti a te ma il vigile decide che c’è spazio tra te e i palloncini e quindi permette l’attraversamento.
La maratona è un inganno perché la scelta delle scarpe è fondamentale, non devi incignarle in gara, le devi scegliere con cura, ce ne sono di modelli più performanti, le devi provare e farci un lungo e poi ti vedi correre davanti un atleta a piedi nudi.
La maratona è un inganno perché all’inizio ti lascia ridere e poi ti soffoca
La maratona è un inganno così come un investimento fidato e sicuro su cui scommetti tutto il capitale per poi scoprire che il boom finanziario è appena terminato. E’ un inganno perché per mesi provi e riprovi le distanze, fai sacrifici assurdi che debilitano il fisico e traumatizzano le articolazioni, che ti alzi dal letto quando vorresti ancora dormire, che corri con la pioggia e con il gelo che paralizza i muscoli del viso rendendoti impossibile anche una sola parola, che devi scegliere se affondare le scarpe nel fango o nella neve sulle sponde dell’Adda. La maratona è un inganno perché i guanti e il cappellino sono ricoperti di brina all’esterno e bagnati di caldo sudore all’interno.
La maratona è un inganno perché ti spegne l’interruttore quando vuole ma lo fa quando sei molto distante dalla partenza e dall’arrivo.
La maratona è un inganno perché ti piega con il capo chino su un marciapiede dopo 28 km, e quando hai la forza di alzare lo sguardo come contrappasso ti mostra il monumento allo sport dello stadio milanese.
E’ un inganno perché ti chiama, ti illude, ti seduce, ti ammalia, ti stronca
La maratona é un inganno perché hai la moglie all’arrivo che ti cerca in ogni sguardo e non sa che mai arriverai
La maratona è un inganno perché in cambio di pesanti sacrifici ti promette lacrime di gioia, di felicità, di gratificazione, di compiacimento. La mie lacrime sanno di fallimento hanno un sapore amaro, sono ricche di delusione e di sconforto.
La maratona è un inganno perché tra amici si trova sempre chi ti dà una mano, perché tra amici ci si aiuta, perché il forte aiuta chi è in difficoltà. Non è vero, nessuno può correre qualche chilometro per te, nessuno può darti un passaggio e portarti più vicino al traguardo. E’ un inganno, perché ho sentito dire che gli atleti ti sostengono ed invece ho trovato uno che mi ha detto “dai, andiamo insieme a prendere la metro!”
La maratona è un inganno perché avete creduto che è tutto un imbroglio, invece quando la Maratona ti è amica ti regala momenti indimenticabili, ricordi indelebili, segreti da custodire, momenti intimi e gioie da condividere.
La Maratona ti inganna se sei scettico o dubiti di lei, ma se ci credi si fa spazio nel cuore per non uscirne più
— partecipando a Maratona Di Milano 8 Aprile 2018.
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 | | Articolo di Biggio Fiorenzo
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La MO-RE, una night run, un trail, un vertical, una maratona…più semplicemente la Monza Resegone.
“…ma se facessimo la Monza Resegone?”, questo è stato il contenuto del messaggio che ho inoltrato ad Elena, la risposta è stata netta “si”. Ok troviamo il terzo…sarà Fabrizio. La squadra è fatta non resta che inviare la preiscrizione, fatto. Tanto non ci prenderanno mai, si pensava, invece siamo nella lista iscritti.
E’ una corsa atipica, per tanti aspetti che si sommano, la distanza, il periodo, l’orario, il percorso, i mille dubbi che sorgono, farà caldo? ma quando inizi a salire farà freddo? allora mi cambio la maglietta a Calolzio e le scarpe? trail o run? dove parcheggio la macchina per recuperare tutto e per tornare a casa? la frontale ci vuole? Tutti ti danno risposte differenti, ma su una cosa sono tutti d’accordo “…è dura ma quando la finisci…”
La fortuna non ci aiuta, Fabrizio qualche giorno prima purtroppo deve rinunciare, decisione sofferta, ma saggia. Ci dispiace tantissimo, l’idea era arrivare tutti e tre assieme. Dobbiamo trovare un sostituto…sarà difficile.”…Christian lui verrà, sicuro”.
Ora siamo al completo.
Come tradizione impone, prima di una corsa “sentita”, sono sulla montagnetta del Parco Lambro, è venerdì è l’alba, sono le 06:00 mi accompagna Taty in bicicletta, credo si sia accorta del mio nervosismo degli ultimi giorni, quanta pazienza, ma questa gara sarà un po’ anche sua.
Sabato sale l’ansia, ci si scambia messaggi…a che ora mangi? …canotta o maglietta? …a che ora ci vediamo?
Esco di casa alle 18:15 mi trovo con gli altri e Massimo ci accompagna a Monza, poi ci ritroveremo e ci farà assistenza sul percorso.
Quanta gente! Le transenne il palco della partenza, la tenda che sposti e sei davanti alle luci ed al pubblico…sembra un immenso teatro. Si va in scena, ora si corre…finalmente, in un attimo le ansie spariscono, siamo emozionati, la temperatura è alta, ma non ci fai caso, ti bastano gli incitamenti e il “cinque dei bambini”.
Andatura secondo i piani, forse troppo. Elena ci ricorda che sarà lei a tenere il ritmo e da bravi soldatini obbediamo, meglio così, sarà lunga. Passiamo qualche squadra e qualche squadra ci passa, si susseguono i paesi ed incredibilmente la gente sul percorso aumenta, tutti preparati sembra che stiano aspettando te…ma io non conosco nessuno.”…37 Ortica Team, quest chi suun quelli dell’Ortica…forza Ortiga…” Saluti tutti, ti viene spontaneo. Le macchine quasi con rispetto e silenziosamente attendono pazientemente il momento di passare e quando ti sorpassano non si sentono i motori ma le urla di incitamento”…bravi ragazzi forza…”
Entriamo a Merate e sento un boato, mi dico “…è passata una squadra del posto…”invece no, passiamo tra due ali di folla e un boato si alza nuovamente, ti carichi aumenti,…frena che è lunga.
Iniziano i problemini…la sete, i crampi, la nausea, il mal di gambe…si prosegue troviamo il ponte sull’Adda, alla grande!!! A Calolzio troviamo Massimo, cambiamo la maglia e prendiamo le frontali…da qui iniziamo a camminare, ma ci stiamo dentro. Salite e scalinate, su quella dei Promessi Sposi sembra di essere all’Alpe d’Huez tra due ali di folla che ti incitano e ti danno le pacche sulle spalle…incredibile.
Ci aspettano i tornanti prima di Erve nel buio completo è la Resega che la fa da padrone che spettacolo!!! ”…ma quanto manca al cancello…” eccolo, come d’incanto Elena si esibisce in uno scatto veloce, quanta energia ti da la folla. Ok ora abbiamo tutto il tempo, inizia a fare freschino.
Ripenso ai tornanti precedenti, “il silenzio prima della tempesta”, si perché quando in maratona dal 30 al 37 arriva il cosiddetto “muro” immaginario, qui il “muro” esiste davvero, ora si sale. Questo è il pezzo che forse ci fa un po’ meno paura, Christian sale molto bene, Elena tiene il passo, io chiudo. Sembra che ognuno abbia un ruolo da svolgere. Incontriamo altre squadre, purtroppo alcune salgono non complete mi dispiace. Ma ad ogni controllo “…37 completa…” mi sento orgoglioso.
La Capanna è lì andiamo a prenderla.
Aspettiamo le altre squadre dell’Ortica per le foto, per scambiarci i pareri, anche se la stanchezza si fa sentire. Birra, panino con la salamella e si scende, si perché la Mo-Re non è ancora finita veramente. Per me è finita alle 08:15 di domenica quando sono entrato in casa e anche se in altre circostanze e dopo altre gare, mi sarei buttato sul letto, ora no, ho disfatto la borsa, ho staccato il pettorale, ho mangiato e fatto la doccia, volevo godermela fino in fondo, perché sapevo che dopo un sonno, al risveglio quella magia sarebbe svanita, la MO-RE.
Fiore
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 | | Articolo di Oliva Mauro
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Ogni anno a Natale, a Napoli e comunque in ogni posto, è tradizione riunire parenti e amici intorno ad un tavolo allungato. È un rito ormai, preparare un lunghissimo pranzo di Natale.
Questa occasione, con il pretesto di mangiare, è in realtà un momento affettuoso per stare insieme, per salutare chi da tanto non si incontrava e per raccontarsi ciò che si è fatto e ciò che si farà.
Le pietanze sono numerose, i piatti si susseguono ad oltranza e tutti insieme si condivide.
Ogni anno a maggio, è tradizione riunire gli Ortichini con i parenti ed amici intorno ad una pista di atletica. E’ un rito ormai, partecipare alla 24h di Zelo.
Questa occasione, con il pretesto di una gara, è in realtà un momento affettuoso per stare insieme, per salutare chi da tanto non si incontrava e per raccontarsi ciò che si è fatto e ciò che si farà.
I km da percorrere sono numerosi, i giri si susseguono ad oltranza e tutti insieme si condivide.
Anche quest'anno ho corso la mia ora a Zelo.
Qualche decina di giri di pista con altrettanti passaggi davanti allo stand ortica.
È precisamente in questo punto della pista che noi ortichini ci sentiamo a casa, qui raccogliamo gli incitamenti dei compagni di squadra, la bottiglietta d’acqua e qualche foto.
Magicamente qui, la postura si raddrizza, il ritmo si incrementa ed è questo il punto giusto per superare.
Quest’anno però la gara o meglio la festa, ha avuto per me un sapore particolare: il presidente mi ha regalato l'ultima ora. Praticamente la passarella finale.
Un onore per me!
Spesso durante la mia corsa mi sono detto, che qui, prima di me ci ha corso Max.
Talvolta lì, in prima corsia, ho allungato o accorciato il passo per far coincidere la mia orma esattamente là dove vedevo la sua.
E’ quasi un anno che Max non c’è più e pure io aspettavo che entrasse al campo come ha sempre fatto: lui davanti e la sua famiglia a seguito.
A dire il vero, ad ogni giro di pista, in Largo Ortica, proprio di fianco alla tenda bianca, c’era mio papà seduto su una sedia bianca da registra.
Qualche anno fa, era a Milano e venne al campo per vedermi correre.
Fu accolto magnificamente dai vertici dell’Ortica.
E chi se lo scorda!
Ad ogni passaggio io gli sorridevo e lui sempre da seduto mi batteva le mani. Aveva capito che c’era qualcuno in pista che girava più veloce di me ma faceva finta di non saperlo e continuava ad applaudirmi facendomi sentire il più forte.
Anche mio papà quest’anno a Zelo lo vedevo solo io.
L’ora in pista è volata, tanta fatica, tanto sudore, tanti amici, tanto affetto .
Finita la corsa, ho tolto la canotta Ortica Team di Max per conservarla come un prezioso ricordo e indossarla ancora in futuro.
Grazie Ortica team
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 | | Articolo di Maschio Antonio
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Questa è la mia versione di come, Ilaria mi legge negli occhi, un “fan….” che a lungo andare si trasforma in un “grazie”.
Io, invece, la vedo più come la storia di un “cagorunnersognatore” (che sarei io), che si trova ad esser Finisher a sua insaputa di un ultratrail di 60 km e 3130 m di dislivello e, forse, potrebbe esser inserita nel libro: L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello (un saggio neurologico di Oliver Sacks, dove racconta alcune sue esperienze cliniche di neurologo e descrive alcuni casi di pazienti che hanno i comportamenti più imprevedibili).
Venerdì 21 ottobre Omegna: incontro Ilaria al “riso party” del villaggio Utlo e le dico: “domani facciamo un pezzo di strada insieme”; lei è la scopa della 57,7 km. e mi risponde che domani ci vediamo alla partenza ma poi io devo correre.
Sabato 22 ottobre Ultra Trail Lago d’Orta: faccio fatica a svegliarmi, lo spezzatino di ieri sera non l’ho digerito, il tempo è molto nuvoloso e inizia a piovere piano. Faccio colazione e mi preparo, sto per uscire e inizia a diluviare, torno indietro e sostituisco la giacca leggera con quella per la pioggia e relativo cappello. Non mi ci sta tutta la roba….decisione tragica cambio lo zaino (mai usato prima e non da trail), spero di non dimenticare niente del materiale obbligatorio, butto dentro le cose alla rinfusa che avevo meticolosamente preparato prima, sapendo dove cercare e cosa cercare. Arrivo alla partenza e piove piano, smette, piove. Cerco Ilaria ma non la vedo, non c’è fretta so che presto ci incontreremo sul percorso. Sono felice di esser alla partenza, per una serie di ragioni, ci tengo particolarmente ad esser lì a respirare l’adrenalina che c’è nell’aria. Sono anche triste perché Franco non c’è, non può partecipare: è lui che mi aveva proposto mesi fa, di farla insieme (caspita 57,7 km e dislivello di 3130 m sono tantissimi), ne abbiamo parlato a lungo e l’abbiamo aspettata con tanto entusiasmo. Lui l’ha preparata con i lunghi giusti e programmando anche la logistica.
Io non dovrei essere lì ed è per questo che sono felice di esserci: mi sento un misto – con le dovute proporzioni- tra la Danimarca, ripescata a pochi giorni dagli europei in Svezia e Franco Baresi che, nel 1994 si infortuna al menisco e torna in campo nella finale contro il Brasile. Nelle ultime sei settimane ho corso solo due volte: 24km con l’Ortica e un fangatrail di 25km a Montepulciano e basta. Lo so, sono indietro nella preparazione, spero di recuperare. Invece arriva una brutta influenza, tosse, raffreddore e mal di gola, risultato: una settimana di antibiotico. Passa l’influenza e mi ustiono con la pentola a pressione la mano, pancia e coscia dal lato destro; risultato: vesciche su mano e coscia e antibiotico e creme, pomate e garze. I giorni passano ma le vesciche non sembrano guarire, faccio fatica a vestirmi, a svestirmi e a fare le cose banali, non riesco neanche a pensare di correre, per fortuna non ho dolori. Sono stato disattento ma mi è andata bene:“potevo rimaner offeso” come direbbero gli svizzeri (Hüber, Rezzonico e Gervasoni).
La vita è strana, dovevamo correrla insieme e invece siamo passati a varie fasi : corre solo Franco, forse la facciamo insieme, forse non partecipa nessuno dei due. Le mie condizioni migliorano, forse riusciamo a correre insieme ed invece poi è Franco a chiedermi se posso ritirare il suo pacco gara, forse non la faccio, forse sì. Non sono più sicuro di niente ormai. Queste sono alcuni pensieri che mi passano per la testa mentre aspetto il via della gara e perché sono contento di esser lì; intanto lo speaker annuncia che la corsa è stata allungata di 2km: la cosa al momento non mi tocca e comunque passiamo dai 57,7 ai 59.7km.
Non so cosa pensare, quale obiettivo pormi, so che presto vedrò Ilaria e poi deciderò. Pronti….via… No, io non sono pronto, ma parto lo stesso con gli altri, mi posiziono a metà gruppo, non voglio arrendermi subito: 50 m di pianura e poi si inizia con una salita da togliere il fiato. Fino a ieri non riuscivo a tenere le bacchette in mano, la parte messa peggio è il pollice e nel pollice sta la forza per spingere. Cerco di partire piano, già come se potessi fare altro. I primi 17 km sono quasi tutta salita e 1850m di dislivello con tre serie di salite durissime (tra il 3 e 4 km sono D+ 400m; tra il 9 e il 12 km sono +800m ed infine tra il 16 e 17km sono altri +400m). Ecco il mio obiettivo arrivare al monte Croce al 17km sul punto più alto e godermi almeno il panorama. Purtroppo piove, smette, piove e siamo avvolti dalla nebbia e non si vede nessun panorama, forse sto ancora sognando. La prima salita impegnativa è terminata, finalmente un pò di discesa e si respira. Inizia la salita più lunga (4km e +800m) e mi aspetto di vedere spuntare Ilaria e invece niente. Arrivo al 1 ristoro al 13,5km c’è di tutto e di più (acqua, the, brodo, birra, riso, pastina, salame, frutta, cioccolato, biscotti, taralli, forse polenta). Riparto, mi aspetta la salita più impegnativa (1,5km e +400m), quella che temevo di più e invece riesco a farla senza soffrire troppo, purtroppo è ancora umido, ci sono scrosci di pioggia e siamo ancora avvolti dalla nebbia o nel mio sogno. Arrivo alla Croce in 5 ore (è un tempo alto, ma di Ilaria nessuna notizia), adesso mi aspettano 14-15km da fare in meno di 3 ore per arrivare al cancello dei 31,5km. Secondo la mappa è un tratto di prevalente discesa e di qualche salita (circa 400m di dislivello in salita e 1000m in discesa). Peccato che per me si rileva più ostica del previsto, io tutte ste’ discese non me le ricordo di averle fatte e poi comincio a soffrire la salita. Chissà poi dove hanno infilato i 2km in più da fare. Finalmente arriva un bel tratto di discesa corribile, manca poco al cancello: secondo i miei calcoli sono dentro di qualche minuto o sono appena fuori. Sento la voce di Ilaria: siamo intorno al 30 km, mi raggiunge, dobbiamo sbrigarci manca poco. Ilaria mi precede con una concorrente, io rimango indietro con Guido (l’altra scopa). Arrivo al cancello, Ilaria non c’è e mi comunicano che sono fuori tempo. La mia corsa ed il mio sogno finiscono al 31,5 o al 33,5km. In fondo non sono tanto dispiaciuto, ho fatto del mio meglio, non sono deluso per non aver passato il cancello: posso rilassarmi, sono al ristoro, stacco la spina, la stanchezza fisica e mentale è arrivata. E’ arrivata anche Ilaria con altre persone e dice al responsabile del controllo che deve considerare ancora in gara le persone appena arrivate perché si sono perse. Il responsabile fa presente, a quel punto, che allora devono riammettere anche me. Ilaria mi chiede se voglio continuare...non rispondo…. ho staccato la spina: encefalogramma piatto ??? No, un sacco di pensieri mi corrono per la testa (almeno qualcosa di me corre). Ilaria a quel punto mi dice una cosa bellissima “fidati di me” e ti porto al traguardo. Mi ripete la domanda….io accantono tutti i pensieri e acconsento a continuare ma sono categorico: “io non corro più fino all’arrivo”. Lei accetta la mia richiesta. Ilaria mi mette subito alla prova e dice “dobbiamo andare…. non possiamo fermarci”. Io titubo…. Ilaria mi legge negli occhi fan…. Nooo ….Ilaria, sono un tuo fan, hai visto il fan sbagliato. Ho fatto una promessa e devo mantenerla. Solo l’ultimo a lasciare il ristoro, il tempo di salutare Alfia e tanto cibo, tanta birra, tanta roba, caldo, sedie: CIAONE ristoro.
Sono stanco, devo riattivare le energie fisiche e mentali ma sono 8 ore che sono in ballo, forse mi sono spinto troppo oltre. Ho nelle gambe solo un 33km, fatto tempo fa, mancano ancora 27-29 km all’arrivo (non so se riuscirò a portare le bacchette per tanto tempo ancora, ho paura per i tendini, le ginocchia e la schiena), abbiamo appena saltato il ristoro, in sei settimane ho corso pochissimo, sono tre settimane che prendo farmaci, il prossimo ristoro è tra 10km (in realtà era 5-6km ma io ero convinto fossero 10km). Raggiungo gli altri che sono tutti entusiasti, ci fermiamo ad una fontanella, almeno si beve. Gli altri tre partecipanti sono in queste condizioni: una signora piange e guarda il cielo, un signore è contento perché è il suo compleanno e può continuare a festeggiarlo e la russa (che parla solo russo) è incredula, non ha ancora capito cosa è successo. Grazie Ilaria hai reso felici queste persone. Io sono una sintesi dei tre: è passato da poco il mio compleanno ma l’ho festeggiato tra garze e pomate, mi viene da piangere se penso al cibo che abbiamo lasciato al ristoro e sono incredulo di quello che sto facendo. Mi viene in mente il film “Frankenstein Junior” lupo ululà …castello ululì…ristoro-stomaco ululà… traguardo ululì e anche l’altra scena al cimitero: “potrebbe esser peggio… potrebbe piovere”. No, non piove, abbiamo già avuto la nostra razione di acqua dal cielo. La signora che piange mi offre uno dei suoi panini e delle caramelle. Ripartiamo, manca tanta strada ma abbiamo tanto tempo: circa 11 ore e passa per fare meno di 30km. Lungo la strada offrono ad Ilaria della torta, lei la condivide con il gruppo. Grazie Ilaria. Dopo un po’ la torta fa effetto e comincio a correre, mi sento meglio e sorpasso un po’ di persone. Comincia a fare buio tra poco dobbiamo accendere la frontale. Ilaria è contenta, dice: “la tua 1 notturna la facciamo insieme”. Ilaria è un vulcano, di simpatia, di schiettezza e di storie che racconta con molta partecipazione, quasi tutte legate alla corsa, a parte quella dove l’hanno investita e reinvestita. Poi si parla anche di un runner, che ad Arola, ha abbandonato la gara non appena ha saputo che alla sua ragazza si erano rotte le acque (senza parole). La mia prima notturna, la mia prima 60km, i miei primi 3000m di dislivello, tutto insieme: il percorso è segnalato benissimo al buio ed è una bellissima sensazione correre e camminare nel bosco. Raggiungiamo con calma il ristoro, tanto non ci corre dietro nessuno. Finalmente il ristoro: ho fame ma non riesco a mangiare. Mi sforzo, mangio salame, taralli e bevo quello che mi capita a tiro. Questa seconda parte del tracciato è completamente diversa, molto corribile (per chi ne ha) ma sono pur sempre 900m di dislivello in salita e quasi 1400 di discesa. Ripartiamo e dopo una salita mi fermo a bere ad una fontana, comincia a fare freddo e l’acqua che ho bevuto lo è ancora di più. Non mi sento troppo bene, il freddo dallo stomaco arriva alla testa e mi sembra di avere un anello di ghiaccio intorno alla testa. Ilaria si accorge che sono in difficoltà e mi passa due caramelle di gelatina, mi sento meglio ma devo sempre fare i conti con la stanchezza. Guido l’altra scopa mi dice “non ti preoccupare, nelle corse lunghe capitano i momenti di crisi, bisogna saperli gestire perché poi passano e ti senti meglio” (in effetti ha avuto ragione: in questi 27-29 km ho avuto 3 crisi e 3 momenti in cui mi sentivo particolarmente bene). Arriviamo al cancello dei 46 km. (che è anche ristoro) con un ora di anticipo. Ce la prendiamo comoda, ci fermiamo per mezz’ora. Ho fame ma non riesco a mangiare, Ilaria mi porta un piatto di brodo con le stelline (è un millennio che non mangio le stelline, lei è entusiasta anche delle stelline !!!!). Mi metto la giacca, la temperatura si è abbassata, ripartiamo e mi fanno male le piante dei piedi (mai successo), dopo qualche km passa e mi sento meglio, riesco anche a correre per una breve tratto. Ilaria suggerisce di fermarci un bel po’ anche all’ultimo ristoro dato che all’arrivo probabilmente c’è poca roba. Prima però c’è la “salita santa” da affrontare e arriva la 3 crisi, ma supero anche questa. Arriviamo al ristoro dei 51 o 53 km. ci fermiamo un quarto d’ora circa. Anche questo ristoro è fornitissimo e come al solito ho fame ma faccio fatica a mangiare, mi sforzo e prendo frutta fresca e secca. La proprietaria mi offre una birra piccola…. rifiuto e le chiedo cortesemente una menabrea più grande. Prima di uscire firmiamo il foglio dei partecipanti alla gara che sono passati da lì.
Domenica 23 ottobre Inizia una nuovo giorno, usciamo e si vede una stella (forse è venuta a salutare le stelline che ho mangiato) mi sento bene finalmente, so di esser vicino ad un traguardo insperato, ma mancano ancora 5 o 6 km. Parto a tutta birra e riesco a superare in discesa una coppia di russi (lei è l’incredula che parla solo russo e io sono incredulo di aver superato qualcuno in discesa); quando Ilaria gli spiega che lei è la scopa, cercano di raggiungermi ma non ci riescono. Di solito nelle altre corse, gli ultimi km sono stanchissimo ma dopo avere passato il traguardo mi sento rinato. Questa volta invece mi sento benissimo già prima dell’arrivo e mi è venuta quasi voglia di correre ma poi penso ai russi, vengono da tanto lontano e mi immagino che non vogliono tornare a casa raccontando di esser arrivati ultimi e poi dovrei lasciare Ilaria, a cui spetta fare la scopa. Invece voglio attraversare il traguardo con lei e Guido, allora rallento e mi faccio superare dai russi e Ilaria mi dice che tanto non arrivo ultimo, le scope sono in classifica e tocca a loro quella posizione. Arriviamo al 59.7km corro gli ultimi metri e tagliamo il traguardo dopo 16 ore e 12 min ma il tempo non ha importanza, così come la posizione in classifica. Abbraccio Ilaria e Guido e ci dividiamo una birra dallo stesso bicchiere. Grazie Ilaria (e Guido) per avermi portato al traguardo e grazie ancora di quel “fidati di me”. Grazie ILARIA e ricordati che sono un tuo fan.
Quello che le classifiche e i numeri non dicono
Sgomberiamo subito il campo da qualsiasi illazione, sono davanti nella classifica dell’Utlo ad Ilaria solo perché lei era la scopa. Trovo molto bella questa cosa di inserire anche le scope in classifica, a molti non piace vedersi ultimi in classifica. Teoricamente sarei 3 ultimo in classifica ma in realtà sono l’ultimo arrivato dell’Utlo 57.7 che a sua volta in realtà sarebbe di 59.7 km: ma sono contento lo stesso perché per me oggi era importante esserci alla partenza: poi quello che veniva …veniva e alla fine sono diventato Finisher a mia insaputa di un Ultratrail di 60 km e 3130 m di dislivello. Forse però, sono uno dei primi ad averlo fatto con qualche ustione e senza una preparazione specifica (anche se quest’anno, di sole gare, ho fatto più di 22km di dislivello positivo e altrettanti di dislivello negativo).
Ilaria avrebbe potuto esser squalificata, se ci avessero fermato e fatto il palloncino; ad un certo punto pensavo di essere all’Arrancabirra e non all’Utlo.
Anche Filo mi ha detto una cosa molto bella: “non è importante quanti km. hai fatto, l’importante è la voglia di metterti in gioco”e questo le classifiche e i numeri non lo dicono.
Brevi considerazioni sull’Utlo
Ci sono 5 distanze 1) 90km D+5790m max 24 ore 2) 57 km D+ 3120 max 20 ore 3) 34km D+ 2250 max 8 ore 4) 15 km D+ 600m 5) nordic walking. L’anno prossimo forse anche un ultra 110km.
L’organizzazione del giorno della gara è spettacolare: percorso segnato (anche a prova di ortikino soprattutto di notte), ristori fornitissimi, volontari molto disponibili. L’organizzazione pre-gara è buona ma migliorabile (soprattutto nella consegna dei pettorali e nella gestione del pasta party).
Probabilmente fine ottobre non è il periodo migliore: l’anno scorso neve e fango, quest’anno pioggia e nebbia. Sarebbe meglio fine maggio - inizi di giugno anche perché la 90 km parte al buio delle 5 e molti arrivano al buio.
Non si può non consigliarla: nel pacco gara c’è una menabrea e anche ai ristori c’è di tutto: polenta, riso, pasta, salumi, pastina con le stelline, brodo e ………..BIRRA.
E come dice il saggio: “Tutto è bene ciò che finisce bene e l'ultimo chiuda la porta”.
Ottobre 2016
Antonio
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 | | Articolo di Petrone Luca
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E alla fine venne la Maratona
Sono ormai quasi 4 anni che corro. A differenza di molti altri di voi, la corsa non è mai stato il mio sport. O, meglio, fino a 4 anni fa, di sport non ne avevo proprio mai fatto ! Sono sempre stato negato, fin dalle elementari. Il calcio non mi ha mai attratto.. lo seguivo in televisione, soprattutto da ragazzino, ma di giocare non me ne ha mai importato ! Mi sarebbe piaciuto il basket, ma anche lì ero scarso. Poi un giorno, qualche anno fa, mi sono chiesto : che sport potrei fare ? Io una cosa so fare, camminare ! In città, in campagna e in montagna.. da sempre la mia passione, ci vado fin da quando ero in passeggino. E qual è quello sport in cui tutti, tranne i fenomeni, camminano ? La corsa in montagna ! Così, ho incominciato con dei vertical, dove potevo far valere il mio saper camminare veloce (perché, correre, non lo avevo mai fatto !) e la resistenza alla fatica. Speravo di arrivare non proprio ultimo.. ma ultimo non sono mai finito ! Cioè, finivo indietro, ma era logico.. io, cittadino, non potevo paragonarmi con gente di montagna, che, finito di lavorare, può andare ad allenarsi in salita. In una delle primissime gare che ho fatto c’era un tratto in piano, un chilometro dentro al paese. Poi 2000 metri di dislivello, tutta salita. Ma era proprio quel chilometro in piano che mi preoccupava.. avevo paura di partire troppo forte ed arrivare stanco all’inizio della salita vera e propria. Così, di lì a qualche mese, ho partecipato ad una tapasciata.. la 21 km della Stracantù.. per provare la corsa.. ed ho visto che.. ce la facevo ! Da quel momento ho incominciato a correre sul serio, mezze maratone, ma anche ovviamente le mie corse in montagna, vertical e sky. Di lì ad aumentare i chilometri il passo è stato breve. Abituato a camminare per monti per dodici ore e più, facendo alpinismo, la sofferenza di un ultratrail era qualcosa a cui ero già familiare. E così sono arrivate le gare a tempo.. 6 ore, 12 ore, 24 ore.. gare in cui non è la velocità a fare la differenza, ma la resistenza.. gare in cui tutti, anche i primi, si fermano a mangiare e a riposare, non come su strada dove a malapena prendi un bicchiere d’acqua al volo.. gare in cui, come niente, ti fai 100 km e 8000 m di dislivello.. Col tempo ho imparato che è meglio spingere in salita e corricchiare in discesa, perché alla fine ti fan male le caviglie e non riesci neanche a correre, mentre i muscoli, no, quelli non ti fanno male ! Ho imparato che, davanti al banco del ristoro, guardi e scegli quello che, in quel momento, hai voglia di mangiare, che magari al primo giro è una torta e al secondo una fetta di salame. Ho imparato che, di notte, le energie se ne vanno, ma magari basta un quarto d’ora di sonno per ripartire.
Così, fino ad oggi, ho fatto gare di 60, 80, 100 km, ma mai una maratona. Perché, la maratona, mi metteva ansia. Non che pensassi di non farcela, ma l’idea di tenere un passo costante mi faceva paura. Perché, sì, nonostante tutte queste belle gare, io ancora non so gestire il mio sforzo. Tendo a partire forte, ma, fino ad una mezza, non c’è problema.. arrivo alla fine che le energie ci sono ancora tutte, o quasi. Ma uno sforzo più lungo so di non riuscire a tenerlo. In un ultra le cose sono più semplici, paradossalmente.. ci sono discese in cui riposare, ristori in cui sciogliere le gambe.. non c’è un passo da tenere ! al massimo ci sono dei cancelli, ma quelli non sono mai stati, finora, un problema.
Ho provato a fare 42 km in piano, un anno fa. Lontano da tutti, lontano da una gara. 18 giri del parco Lambro. Mauro Oliva se ne ricorderà. L’ho incontrato attorno al 23° chilometro. È stata una sofferenza, mi sono fermato un po’ di volte, ma l’ho chiusa, in 3 ore e 46. Una gara, però, ancora non avevo il coraggio di farla..
Ma, alla fine, la Maratona è arrivata. E non poteva che essere Milano. Io che, alla mia città, ci sono affezionato, nonostante i tanti giudizi negativi che ho sentito su questa gara.
Non ho fatto un allenamento mirato.. non è da me, anticonformista quale sono, ma anche perché le tante gare a cui tenevo di partecipare, tutte diverse una dall’altra, non mi permettevano di allenarmi per una di loro in particolare. Un minimo di preparazione, però, volevo farmela. Almeno mentale, per cercare di individuare il ritmo che potevo tenere per tutta la gara. Così mi sono fatto una volta 20 e una volta 35 km. Ne avrei fatti di più, in quest’ultima uscita, ma il giorno prima avevo fatto un tremila con le ciaspole ed evidentemente l’avevo pagato.
E così arriva il giorno della Milano Marathon. “Comunque vada, sarà un prosecco” è il mio motto del giorno. Anche se ci tengo a far bene, so che non potrà andare come vorrei. Mi innervosisce un po’ il fatto che la fascia cardio mi abbandona ancor prima dello start. Pazienza, mi baserò sulle mie sensazioni ! Parto regolare, bene così. Fino alla mezza le cose girano bene. Passo in 1h47’, sono giusto come passo.. C’è il tifo dei miei compagni di squadra, al cambio staffette ! Poi dal 25° incomincio ad alzare il tempo al km. Non un tracollo, ma un lento incremento. Al 31° rallento fino a fermarmi, ma riprendo subito. Chi si ferma è perduto, diceva un tale.. Mi serve per ripartire. Al terzo cambio staffette, ancora tifo ! non va bene, dico a Tatiana, ma non mollo di certo ! Al 38° incontro i miei che per la prima volta mi sono venuti a vedere, voglio essere fresco ! mi salutano, mi dà carica la cosa, e vado avanti. Sono in tanti, ora, quelli che si vedono camminare. A tutti dico “non mollare”.. anche se anche a me le forze non sono più quelle dei primi chilometri, anche se i miei “compagni di avventura” della prima parte di gara se ne sono andati avanti, bravi loro ! anche se mi raggiungono i pacer delle 3h45’, che speravo di tenere ben dietro, proseguo senza mai fermarmi, o quasi. Riguardando oggi, a casa, le posizioni ai vari passaggi, realizzo di aver recuperato, nonostante tutto.. si vede che c’era chi ha sofferto più di me.. Michele mi sprona a non mollare, ma, anche se lui e la Simo mi lasciano indietro, il traguardo è lì, e lo conosco bene. I bastioni di Porta Venezia, che mi spaventavano con la loro salitella, non mi fanno un baffo.. l’adrenalina ormai è a palla ! Il tempo è quello che è, alla fine sarà più o meno quello di quella “Maratona del Parco Lambro”, ma il curvone ed il rettilineo finale, in Corso Venezia, un po’ di emozione ad un cuore duro come il mio me lo dà !
La prossima maratona, non so se e quando.. non è la “mia” gara, questa, ma meritava assolutamente farla e rispettarla. Sono felice di averla corsa e devo dire che ho visto più tifo di quanto mi aspettassi.. tantissimi bambini a cui dare il cinque ! alla fine non avevo più energie per dargliene, ma è bello anche quello, far divertire anche chi è venuto lì per guardarti ! Ora, torno alle mie montagne, che sono lì che mi aspettano. A luglio, l’X-Alpine, una 111 km in Svizzera. Speriamo in bene !
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 | | Articolo di Sambati Stefano
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"Ciao mondo sportivo oggi ho vissuto una gara dall'altra parte, cioè ho fatto servizio sul percorso del trofeo Sempione passo del Ciovasso. Corsa storica che si svolge regolarmente da 39 anni
Ormai sono al mio terzo anno di servizio e da 2 che ho la responsabilità di 1200 mt da segnalare e attrezzare coordinando un team di altri volontari come me..
Scrivo perché quest'anno sono nati dei problemi di logistica. Si tratta di attrezzare 5 km di percorso da fare due volte tra Arena civica e il parco Sempione a Milano
Ritrovo ore 7:30 con Claudio e Paolo e altre 21 persone, Ci consegnano le maglie STAFF e ad ognuno un rotolo di nastro bianco e rosso, oltre a 100 conetti per squadra
Partiamo ad attrezzare il percorso, pieno di cambi di direzione e molti incroci, tanti pericoli dati dalle panchine. Ma dopo un mini breafing di come fare iniziamo, tutto bene sino ad un incrocio che troviamo già attrezzato da un altro gruppo in un modo completamente sbagliato. Help, Aiuto, panico, tiro un lungo e profondo respiro e sistemiamo l'inconveniente avvisando Claudio. Ci fa perdere del tempo ma abbiamo mezz'ora di margine che ci siamo tenuti per questi inconvenienti. Proseguo e termino il nostro tratto assegnando ai miei collaboratori i punti di possibile taglio e pericolo.
9:10 ritrovo con Claudio, mi dice che c'è ancora un pezzo di percorso e un incrocio non segnalato, benché non sia nella mia zona lo attrezziamo ed è tutto pronto.
Altri volontari che stanno provando il percorso in bici per mettere i cartelli dei chilometri ci informano che mancano ancora 400 metri di segnalazione
Cazzo 9:20 la gara parte alle 9:30. Corriamo a tutta verso questa mancanza, venutasi a creare Ho un grande gruppo e rispondono tutti bene alla difficoltà e sistemiamo a pelo sullo sparo. Rientro correndo verso il mio posto di controllo e mi godo il passaggio degli atleti.
Il fischietto dell'apripista annuncia l'arrivo del primo e cosi via tutto il serpentone dei podisti.
Da corridore ammiro e incito il passaggio di tutti, il respiro affannato, le facce affaticate, le smorfie mi fanno comprendere quanto sia importante un "Forza" un "Dai" dato da fuori quando io sto correndo.
In una gara tu dai tutto e quando il tuo corpo dice basta e vorresti camminare , vedi avanti a te una piccola mano di un bimbo che vuole il tuo cinque tu allunghi il tuo percorso di 2 mt per andarlo a prendere e questo contatto con questa piccola mano ti manda avanti per altri 2 km. Sicuramente i primi, i più allenati non hanno bisogno di questo; cmq non ne necessita un corridore che si fa 10 km su una gamba sola e due stampelle, gli dici "sei un grande" mentre stai smontando il percorso è lui con le lacrime agli occhi ti dice grazie, e le tre ragazze che affannosamente avanzano nelle retrovie e tu corri qualche metro con loro per dargli quella forza che ormai è alla frutta, mi fa comprendere come sia importante il tifo ricevuto quando corro.
Come sempre passato l'ultimo si rimuove tutto e ci si raccorda con il resto dell'Ortica team dove Paola ha fatto servizio ristoro.
Bella giornata passata dall'altra parte conclusa con una bella pizzata tutti in compagnia.
Alla prossima e grazie a tutti
Ironsappa"
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 | | Articolo di Laviano Pietro
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Sabato ore 19,00 partenza alla volta di Verona con mia moglie che mi guarda in cagnesco per essermi defilato il sabato sera con l'aggravante che e' pure la data del nostro anniversario di nozze... Tra musi ed insulti vari guadagno la porta di casa con aria contrita (so di averla fatta grossa, ma il demone della maratona si e'impossessato di me e non riesco a rinunciare alla partenza) . Mi fiondo in macchina e scappo con un lieve senso di colpa che svanisce appena ricevo la sacca con il pettorale. Fanculo; l'anniversario si può festeggiare anche il giorno dopo, la maratona non si può mica spostare. Sono mesi che mi sto allenando e adesso voglio correre.
Arrivo a Verona e l'ansia sale a manetta. Le mani due triglie sudate.
Cena con il gruppo dei pacer che trovo per caso al ristorante e tra un bicchiere e l'altro riesco a stemperare la tensione. Notte tranquilla. Sveglia alle 6,00 doccia e colazione. Con un anticipo mostruoso mi precipito in piazza Bra' ancora sonnacchiosa ed avvolta da una leggera nebbia. Nessuno dei miei e'ancora arrivato per la foto di rito. A poco a poco la piazza si anima. Con una temperatura vicina ai 5 gradi, siamo tutti bardati tipo spedizione in Russia. Sembriamo tutto eccetto che dei runner . Un dubbio amletico mi assale: devo indossare i calzoncini da corsa o la tuta da sci?! Mi faccio coraggio ripetendomi che il freddo e' meglio del troppo caldo, ma non ne sono troppo convinto.
Mi libero del pile e dei pantaloni lunghi ed infilo una tuta intera bianca tipo c.s.i sopra i calzoncini e la mezzamanica.
Cosi vestito sono veramente osceno, me ne rendo conto, ma fa troppo freddo ancora. Per fortuna nessuno degli amici con me mi fa una foto. Apprezzo il gesto di umana pieta'. Io sarei stato più bastardo al posto loro.
Finalmente arrivano le ore 9.00. Mi svesto e abbandono quel cencio immondo. Manca poco allo sparo di inizio. Sono talmente distante dalla partenza che non mi rendo neanche conto che i primi atleti stanno già correndo.
Dopo 6'30 riesco finalmente a transitare sul tappeto dello start.
Avvio il garmin e cerco di correre al passo previsto.
I primi chilometri scorrono abbastanza tranquilli, anche se faccio molta fatica a trovare il mio ritmo in mezzo a tutta quella folla.
La contemporanea presenza dei partecipanti alla mezza e alla corsa dei 10 km crea un serpentone disordinato per diversi chilometri.
I ristori sono presi d'assalto. Afferrare un bicchiere pieno d'acqua e'molto difficile. Dovrei fermarmi, ma preferisco afferrare al volo quel che capita e continuare a correre.
Passo alla mezza in 1h e,55 con un leggero ritardo sulla tabella di marcia, ma sto molto bene per cui non mi preoccupo più di tanto. Per recuperare ho ancora tempo.
Mi accodo al pacer delle 4 ore che viaggia da una decina di minuti stabilmente a 5,00 al chilometro. E' da solo , il gruppo che era con lui si e' perso lungo la strada. Con quel ritmo dovrebbe finire in 3,40. Con i ragazzi intorno ci scambiamo delle occhiate di disappunto. Ma che razza di pacer e' questo, che corre in solitaria? Due ore e 50 e sono al 30 chilometro. Due mesi fa a Monza vedevo la Madonna, oggi invece sono freschissimo.
Cerco di mantenere la concentrazione e mi impongo di rallentare , in alcuni tratti mi trovo a correre a 4,40. Ho paura che all'improvviso finisca la benzina e le gambe si inchiodino come mi era già successo a Milano. Un calvario di crampi dal 32 km fino al traguardo. Al 33 km incrocio un ortichino sulla corsia opposta; ci salutiamo battendo il cinque, un rapido sorriso e proseguiamo in direzione opposta. Incontrare un volto conosciuto e'un toccasana per il morale . Sto veramente bene, non accuso cedimenti e ormai il traguardo e' vicino. Sono giunto al 39 km. Finalmente sono rientrato nel centro storico di Verona che e'stupendo. Dalle transenne i Veronesi ci applaudono e ci incoraggiano. Ne ho ancora e decido di rompere gli indugi. Se corro gli ultimi tre km a 4,30 / 4,45 riesco a stare sotto le tre ore e 45. Mentre accelero mi sento chiamare da Enrico un ragazzo conosciuto alla 30 km del lago maggiore. Lo affianco per salutarlo e lui mi dice:" Sono alla canna del gas, se non mi aiuti tu ad arrivare al traguardo mi sa che mollo" ...
"Azz.. proprio adesso... Come faccio a dirgli di no ? Sarei proprio un gran bastardo!!!". Ripenso a tutte le volte che qualcuno ha aspettato me quando avevo le batterie scariche e decido a malincuore di rallentare. Corro gli ultimi tre km con lui, incitandolo continuamente. Enrico e' uno tosto e riprende a correre. Aveva bisogno solo di un po' di incoraggiamento.
Ultimo strappetto in salita ed intravediamo il traguardo poco più in là. . 3 ore 48. Sono contento. Anche questa è fatta. Scappo alla macchina, ho voglia di tornare a casa. Accendo il cellulare, spento dalla sera prima e trovo un messaggio delle 8,00 di mia moglie che mi augura in bocca al lupo. Riparto
più sereno, sono stato perdonato. Lo stronzo della coppia sono io ... ma questo lo sapevo già....
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 | | Articolo di Marchesi Tatiana
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Monaco, 11 ottobre 2015, ore 10.10...indosso una maglia blue con la frase di una canzone che ormai fa parte di me . un pettorale con scritto un numero e il mio nome..
Sono pronta per correre la mia prima maratona !
Ripensandoci, credo che la mia prima maratona non sia iniziata alle ore 10,10 del 11 ottobre 2015, ma molto tempo prima, circa 3 anni fa quando chiesi, a una dolcissima dottoressa che mi stava comunicando che avevo la leucemia : “ DOTTORESSA, POI POTRO’ MAI TORNARE A CORRERE?” e lei molto stupita e perplessa mi rispose “ VEDREMO!!”.
Penso che proprio in quel preciso istante sia iniziata la mia storia di maratoneta !
L’idea di compiere la grande “impresa” a Monaco mi è subito piaciuta, dato che sinceramente trovo che in Italia non ci siano ancora le condizioni e la giusta atmosfera per correre una maratona. Per questo motivo quando il gruppo ORTICA ha proposto questa avventura non ho esitato ad iscrivermi insieme a mio marito Fiorenzo che da sempre è il mio angelo custode, la mia giuda nonché il mio compagno di vita.
Forse l’incoscienza mi ha fatto sottovalutare cosa significasse correre per 42 km, ma d’altra parte la vita mi ha insegnato che le cose fatte d’istinto sono sempre le più belle.
La preparazione è stata abbastanza impegnativa però mi ha anche dato delle belle soddisfazioni, portando a casa dei premi di categoria che francamente non mi aspettavo e qualche coccarda da mostrare sul mio profilo del sito ORTICA.
Ed eccoci arrivati al grande giorno !
Ad essere sincera, i giorni precedenti la competizione sono stati davvero stressanti, con stati d’ansia ingiustificati, un forte senso di stanchezza che iniziava a preoccuparmi...come per incanto però , appena atterrata a Monaco, tutto è passato.
Sicuramente sarà stata la compagnia del meraviglioso gruppo ORTICA, sarà che ormai c’eravamo e non si poteva più tornare indietro oppure non so, ma devo ammettere che la vigilia l’ho vissuta davvero serenamente.
Ed eccoci ai blocchi di partenza, siamo un bel gruppetto di “tapascioni”; Claudio il mio mental coach e non solo, Fiorenzo che con la sua leggerezza è riuscito a portarmi fin qui solo perchè l’arrivo sarebbe stato dentro l’olimpia stadium !, Daniela momentaneamente fuori gara a causa di un problema al ginocchio ma che comunque ha deciso di fare 10 km e Paolo, sprannominato “vomitino” perché ad ogni gare battezza l’asfalto…obiettivo del gruppo non fare vomitare Paolo !
Allo sparo del II blocco si parte, i nostri computer sono carichi, il GPS collegato quindi non rimane che correre, Claudio tiene il ritmo e noi da buoni seguaci ci atteniamo a suoi preziosi consigli.
I primi Km sono all’interno della Olimpia Park ma, subito fuori, inizia l’asfalto vero, quello dei lunghi viali, dove trovare qualcosa per distrarsi diventa davvero difficile. Invece, inaspettatamente, mi ritrovo a godere della piacevole compagnia, i tedeschi si dimostrano davvero calorosi, sono tanti quelli per strada che non esitano ad incitarti urlando “ SUPPA SUPPA” e chiamandoti per nome.
Al 5 Km Daniela ci saluta e rientra alla base, un abbraccio e un saluto veloce con l’augurio di rivedersi al traguardo ovviamente vittoriosi.
Da qui iniziano un susseguirsi di punti ristoro a nostro giudizio un po’ sconfusionati, noi italiani siamo abituati ai canonici 5 km ed in ogni ristoro si trova di tutto, qui invece li hanno suddivisi in punti con solo acqua e altri con isotonici e banane. Con il senno di poi, l’idea non è poi stata cosi malvagia e forse alla fine ho trovato rassicurante il fatto che ogni 2,5 km c’era sempre qualcosa da bere.
Intanto la corsa continua in buona compagnia, il gruppo è compatto e tranne per qualche tappa bagno rimaniamo tutti insieme, per la cronaca ad ogni punto ristoro ci sono dei bagni chimici, direi ottima organizzazione così anche noi femminucce possiamo evitare di inventarci posti improbabili per svuotare la vescica.
Verso l’ottavo km entriamo in un bellissimo parco chiamato “English Garden” peccato che la giornata sia molto grigia. Siamo immerisi in dei bellissimi paesaggi autunnali e prati verdissimi, vediamo anche un numerossimo gregge di pecore.
Per tutto il tempo trascorso all’interno di questo parco sono stata bene, il passo è rimasto regolare e il respiro pure, sembra quasi che correre sia la cosa più naturale del mondo. Il mio boss tedesco mi aveva detto che questo pezzo sarebbe stato molto bello, ma mi aveva anche avvisata che una volta fuori sarebbe diventato un po’noioso, quindi con la testa ho cominciato ad inventarmi modi e distrazioni per far passare i successivi 10 km.
Nel frattempo Paolo e Fio si sono staccati dal gruppo, Paolo ha dei dolori alla gamba che lo costringono a camminare per un po’ e quindi Fio decide di stare con lui, mancano davvero ancora tanti km e essere in due aiuta tantissimo. Io invece sono sempre al fianco di Claudio che comincia ad accusare qualche doloretto alla schiena, riusciamo ad ogni modo ad arrivare al traguardo intermedio della mezza, ad un tempo più o meno in tabella.
In questo punto troviamo tanta gente e solo dopo qualche minuto capiamo che da qui parte la gara dei 21,095.
La stanchezza comincia a farsi sentire e con Claudio decidiamo di fare qualche km correndo 900 mt ad un passo un po’ più veloce e 100 mt con camminata veloce, in questo modo il passo al km non cambia però diamo un po’ di tregua ai muscoli e un po’ di fiato ai polmoni, anche se fino a qui non ho avuto alcun problema di fiato e sono soddisfatta della costante velocità.
La cosa meravigliosa è che nella mia testa confluiscono solo pensieri positivi, non penso a quanto manca, ma cerco in tutti i modi di godere della fantastica avventura che sto vivendo insieme a tanta gente che sta correndo per compiere la stessa impresa…arrivare alla fine.
I muscoli cominciano a fare malem siamo al 30 km e anche la camminata veloce non mi fa star meglio anzi peggio, ma non si molla ! Per fortuna Fio mi ha raggiunta , Claudio ha deciso di ritirarsi perchè il dolore è troppo forte…saggia decisione la corsa deve essere divertimento non sofferenza. Quindi rimaniamo soli, siamo due neofiti e non sappiamo a cosa andremo incontro, il muro dei 35 km ci aspetta e puntuale come un orologio svizzero, arriva !
I dolori alle gambe sono atroci, mi sembra quasi di non riuscire più a piegare le gambe ma la testa non molla, vuole proseguire verso quel traguardo. Fio con la sua dolcezza e pazienza mi dice che va tutto bene ma è davvero difficile credergli però si va avanti, per fortuna si entra nel centro della città, il pubblico aumenta e per distrarsi ci sono anche quelli della mezza che nel frattempo stanno arrivando e abbiamo la fortuna di incontrare qualche ortichino veloce. I dolori stanno passando probabilmente il corpo è entrato nella modalità sofferenza e quindi si rassegna e va avanti.
Da questo punto in poi mi sento immortale, sto correndo una maratona e non è una cosa da tutti , quindi, conscia di questa realtà, la corsa procede anche se con un passo più lento rispetto a 20 km prima e intorno a me vedo tante persone che con fatica si trascinano le gambe.
Io non so come sto correndo probabilmente sono come loro, uno zoombie, però dentro di me continuo a ripetermi “CHI SI FERMA E’ PERDUTO” e mi sa che è proprio vero che se ti fermi non riparti più !
In lontananza intravedo il cartello di 40simo KM e un brivido improvviso e incontrollabile mi scorre sulla pelle infreddolita. Quasi subito dopo, girando su una strada rivedola torre, è spuntata dal nulla, questo mi fa capire che sono arrivata, che l’impresa si sta compiendo, sono rinata i dolori ormai sono solo un ricordo e punto dritta al traguardo, prima passando per il parco per poi entrare allo stadio.
All’ingresso sono frastornata, musica a palla, tanta gente sugli spalti, lo stadio, la pista di atletica insomma non capisco più niente, so solo che devo fare mezzo giro di pista per chiudere questa maratona, però nello stesso tempo vorrei che questo giro non finisse mai, è tutto troppo bello e fantastico !
Finalmente passo sotto il traguardo e poco dopo mi viene consegnata la medaglia che nessuno mi toglierà mai più dal collo e dal cuore.
Si, perché per me la maratona non è solo gambe e tempi al km ma è anche tanto cuore e la medaglia lo rappresenta al 100% !
Eh si, ce l’ho fatta, sono anch’io una maratoneta,!...forse un po’speciale e diversa da tanti altri, però credetemi, viverla è davvero un’esperienza unica che ogni persona che ama la corsa dovrebbe provare !
P.S. volete sapere se Paolo ha poi vomitato ?……chiedetelo a lui!!! Io vi posso solo dire che è stato grandissimo, perchè al traguardo ci è arrivato e da solo, quindi... a lui un applauso doppio !!!
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 | | Articolo di Parenti Susanna
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Oggi voglio raccontare la mia 3a esperienza alla 24*1 ora di Zelo Foramagno…
Quest’anno per via di impegni serali ho dato disponibilità di fare la mia ora in pista il sabato in giornata e quindi sono stata la seconda della mia squadra, ho corso dalle 12 alle 13.
Il caldo è stato infernale, non ha certo aiutato eppure ogni volta questa gara è sempre per me un’esperienza UNICA e la amo comunque.
Premetto che io sono conosciuta dai miei più cari amici dell’Ortica come “la signora degli anelli” perché detesto percorrere la stessa tratta di corsa due volte, gare come la Mezza di Lecco o le Due Perle che sono tra le mezze maratone più belle a livello panoramico proposte nel calendario podistico della squadra, comunque sia mi pesano un po’ per via del fatto che si fa lo stesso giro per ben due 2 volte.
Quando organizziamo i lunghi in vista di una maratona, soprattutto la mia Cry si affida a me e ai miei percorsi studiati “AD ANELLO” (da qui il soprannome) così da evitare di passare 2 volte nello stesso punto nel corso dei 35 km di allenamento.
Non so il perché è una cosa che psicologicamente mi devasta.
Ma la 24 ore No, la 24 ore è diversa…Il fatto che mentre corri c’è sempre qualcuno a incitarti, a sostenerti, a passarti la spugna, l’acqua, a me verrebbe voglia di passarci 100 volte davanti al gazebo Ortica!
Davvero, uno spettacolo il clima che si respira in occasione di questo evento, arriva sempre qualcuno di nuovo, BELLO BELLO BELLO!
Talmente piacevole stare tutti insieme, così solo per il gusto di stare in compagnia di tanti amici che dopo l’impegno serale che avevo a Milano, io e Paolo ci siamo presentati alle 2 di notte a fare un altro salutino, e ad incitare a nostra volta qualcun altro della squadra che correva nelle frazioni notturna.
Grazie ORTICA TEAM per l’organizzazione fantastica di questo evento.
Grazie al Pres Gianfranco & alla first lady Roby per essere stati sempre li, tutto il tempo ad accoglierci tutti come una famiglia.
Grazie a Paolo che correva con me e ogni volta che lo doppiavo mi incitatava ;)
Grazie ad Antonio C. che faceva il tifo mentre correvo e mi dava le dritte che il mio coach Roberto dettava al telefono.
Grazie al mio coach Roberto Cella, che mi sta allenando da ormai quasi 2 mesi, e sta seguendo passo passo tutti i miei progressi, SEI GRANDE!
Grazie al Faina che mi ha affettato la porchetta e mi ha fatto un paninetto light prima di correre (bello leggero, digeribile e adatto alla temperatura estiva…però dite quello che volete io i miei 32 giri con quel panino li ho fatti a BOMBAAAZZZAAA!!)
Grazie a Federica (la mia amica EMO) e a Stefano che tifavano e mi passavano l’acqua.
Grazie a Superfilo, sempre sul pezzo allo spugnaggio.
Grazie alla fulminata della Cipo, la mia sorellastra Genny del cuore.
Grazie a Claudio Corricaforio, a bordo pista, il mio nuovo accompagnatore ufficiale quando si tratta di PB.
Grazie a Mauro per le bellissime foto che ha scattato.
Grazie alla mia amica Cry, che ho incrociato mentre andavo via.
E ancora grazie a Silvia B, ad Angela… e poi al gruppo “in notturna”, Lorenzo e la Peppa con cui ci siamo fatti delle ghigne incredibili e abbiamo trovato la nuova mascotte panzuta per l’ortica.
Grazie a tutti, anche a chi non ho visto quel giorno ma con cui ho un rapporto particolare, La Simo (MAMY), Elena, ThE MaSsY, Cristiano, Anna C.
Siete davvero la mia seconda famiglia, ORTICA TEAM nel cuore <3
PS: L’anno prossimo però voglio essere anch’io nel team elite…che sono ste discriminazioni!!!!
;P
Wonder Suzie
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 | | Articolo di Sgarbi Anna
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la corsa non è il mio sport
la gente brava scrive cose molto commoventi sulle proprie corse.
io volevo dirvi qualcosa della mia maratona. (ogni TL;DR sarà benaccetto)
27ottobre2015 - mail
da: anna
a: gianfranco
[…]grazie per la proposta della maratona che mi ha fatto molto ridere. non sono assolutamente pronta, manco per la mezza.[…] l'obiettivo sarebbe una mezza entro la fine 2015, ma non so se ce la farò. sono scettica sulle mie possibilità, sul fatto che correre non mi piace, sul fatto che secondo me potrei morire (ma ne sono convinta già quando faccio 8-10 km, di morire).
[qui avevo scritto una cosa lunghissima su questi mesi da ottobre ad adesso ma seleziona->canc->grande sospiro di sollievo]
vabbene allora 12aprile2015
ora. se vi racconto tutto tutto quello che ho provato sentito visto creduto dire fare baciare lettera testamento, diventa ‘na palla per voi che manco i filmini della cresima.
io non ce l’ho, il filmino della cresima.
perfortuna.
in questi giorni avete visto foto, mi avete fatto complimenti, avete evitato di commentare che una che córe di solito ha le gambe un po’ più snelle delle mie, sapete già tante cose.
quello che non sapete è che poche volte nella vita mi son detta ci sei riuscita. domenica, l’ho fatto. ma per non smentirmi ho anche aggiunto: tu ce l’hai fatta così come altri milioni di persone che fanno la maratona, e se l’hai fatta tu può farla chiunque.
l’eroismo lo lasciamo agli eroi veri o almeno a chi corre la maratona in un tempo decente, a chi ne fa tante, a chi dice quando corro sto bene. io col cazzo che sto bene. io sul divano sto bene. io vi ricordo che ho vinto dei premi per la pigrizia che non ho sulle mensole solo perché mi pesava il culo andare a ritirarli.
io quando corro faccio fatica assai e quando vedo la scritta km 1 riesco solo a pensare me ne mancano 41erotti. e via così ‘no stillicidio.
ah e non è vero che se vuoi puoi. siamo seri. io vorrei mille cose che non posso. tra queste correre la maratona non era inclusa ma prendo incarto e porto a casa.
i ringraziamenti che non ho messo in fondo alla tesi li metto però qui. *si sposta un ciuffo di capelli dagli occhi e spiega un foglietto tirato magicamente fuori dal reggiseno*.
(sopra tutto e sopra ogni cosa) grazie a gianfranco, che è il GGG (se non capite avete avuto un’infanzia peggio).
grazie a tutti gli ortichini e le ortichine e non scrivo i nomi perché siete tantizzimi ma ogni sorriso vale. grazie dei messaggi del supporto del tifo anche da lontano delle risate de tutto proprio tranne che per il vertical di sabato prossimo ma di quello parlerò faccia a faccia con una certa persona - sì sto ridendo, tranquilla. siete l’indotto. siete l’unica cosa bella che mi spinge a non dormire la domenica mattina li mortacci.
grazie adidas e ai #cityrunners tutti perché il supporto è importante, e i vestiti e le #ultraboost e gli allenamenti di rondelli e un po’ di figaggine non guasta mai.
grazie a sta schiena demmerda che ha fatto malissimo prima e durante la corsa. ho un messaggio per te: suca forte. ho vinto la battaglia, probabilmente vincerai la guerra.
grazie a chi corre e mi diceva credo in te, perché io mica ci credevo tanto.
grazie agli amicici che non corrono e che hanno sopportato i miei non posso uscire sono in ritiro. qualcuno ha forse notato la differenza con gli altri 11 mesi dell’anno?
grazie al karma e a quel mio ex con cui mi son lasciata anche perché andava sempre a correre. che ridere, nè?
grazie a chi minaccia di chiamare chi l’ha visto se non avviso all’arrivo e me mette un’ansia che a momenti sono arrivata in fondo solo per non beccarmi la sciarelli in giacca di velluto sotto casa.
grazie a chi in ufficio e fuori ha sopportato le paranoie. ah no scusate qui non sto parlando della corsa.
grazie ai pugili, tutti, che fanno la stessa fatica che ho fatto io ma concentrata in meno tempo.
grazie all’estetista perfetta, che non mi fa più aver paura mi saltino le unghie. (per informazioni e numeri di telefono chiedete pure).
grazie a chi c’è a casa, che sopporta e supporta e mi raccoglie quando le gambe non mi tengono, sia per la corsa, sia per il mondo.
grazie a batman. non vi devo spiegare perché.
graziarcazzo
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 | | Articolo di Zavattoni Paolo
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A 50 anni, credi di aver visto e provato tutto (o quasi).Frughi nel cassetto dei ricordi e noti che manca qualche cosa. La Maratona!!!Con l’amico Armando iniziamo a correre, lui molto piu’ allenato di me.Maciniamo chilometri, si scherza e si parla di tutto e mi convince che possiamofare tranquillamente una mezza. Poi un giorno, incontri al bar Roberta eGianfranco, amici dal 1988 (li ho anche invitati al mio matrimonio) che saibenissimo essere appassionati di corsa e fai la classica domanda, possovenire a correre nel vostro team?Ed eccomi qui alla partenza della Maratona di Vienna!!! Sinceramente è piu’ la tensione che la paura di non farcela. Due lunghi da 30 km li ho fatti, qualche mezza anche e allora??? Tutto falso. La maratona è un’altra cosa!!!!Partenza, i primi chilometri sono decisamente belli, il pubblico, gli amici dell’Ortica Team. La classica frase arriva sempre puntuale ad ogni ristoro, ma chi me lo ha fatto fare!!! Ma si continua.
Guardo il GPS e mi accorgo che stranamente vado decisamente piano. Eppure sto bene. I ‘Coniugi’ Daniela e Fabrizio mi fanno compagnia e ci divertiamo pure a salutare il pubblico (give me five a tuti i bambini). Ma ad ogni ristoro bevo forse troppo. Pasticcio coi gel e inizio ad avere i primi problemi di stomaco. Vi risparmio di raccontarvi cosa mi è successo dal 28 esimo km fino all’arrivo....
Alla fine comunque arrivo, distrutto ma felice, direi orgoglioso.(visto cosa è successo ad altri runner durante la corsa).
E’ la sfida che ognuno si porta addosso con i suoi ritmi, i suoi tempi, le sue emozioni e i suoi sogni di gloria. E non contano le ore e i minuti che hai sul cronometro ma la sensazione che hai quando appoggi le mani sulle ginocchia e ti senti leggero come una piuma.
Un ringraziamento particolare a Roby e Gianfry amici che tutti dovrebbero avere, sempre sorridenti e disponibili , ad Armando amico di allenamento e di cronometro, ma soprattutto alla santa di mia moglie Antonella che mi ha aspettato 5 ore al traguardo e mi sopporta in questa mia nuova passione.
Alla prossima Maratona.....
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 | | Articolo di Andreoli Elena
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La mia prima (e non certo ultima!) maratona: Praga 11 maggio 2014 - 18 maggio 2014 ... è già passata una settimana, ma mi sembra che sia successo solo poco fa: ho tagliato il traguardo della mia prima maratona! Che emozione, che bellezza... che fatica!!! Ma soprattutto: che SODDISFAZIONE! Non solo perchè ho sempre corso dall'inizio alla fine (come volevo) e perchè sono riuscita a stare sotto le 4 ore (come speravo!), ma perchè per me è stata il coronamento di 5 mesi di duro allenamento, la ciliegina sulla torta! La mia maratona è "iniziata" a dicembre 2013: 5 giorni dopo la mia prima mezza a Torino. Tornata a casa mi sono resa conto che volevo "andare oltre"... e così, nonostante la mia poca esperienza ma almeno consapevole di avere bisogno di alcuni mesi per prepararmi, sono andata alla ricerca di dove potevo correrla, la mia prima maratona. E quando ho visto Praga, beh non ho avuto dubbi! Praga, città del mio cuore, dove sono già stata varie volte, doveva essere teatro del mio "esordio". Presa dall'entusiasmo, mi sono subito iscritta... non avevo ancora pensato a tutto l'allenamento che avrei dovuto affrontare, ho solo seguito il mio cuore e la mia voglia di mettermi alla prova. Era il 15 dicembre 2013 e io avevo una data: 11 maggio 2014. Poco prima di Natale, il mio "coach" Antonio (il TATO) mi ha aiutato e mi ha dato la mia tabella di allenamento: io, che fino a quel momento mi allenavo 3 volte alla settimana, sono passata a fare 4 allenamenti alla settimana... una mazzata all'inizio, ma ho tenuto duro e nonostante la fatica sono andata avanti! Avevo il mio obiettivo ben stampato in testa e non mi sono mai fermata... ho "caricato" sulle mie gambe km e km, tanti davvero! Non pensavo di avere così tanta determinazione... ci sono stati giorni in cui tutto filava liscio e giorni in cui uscire a correre mi è pesato tantissimo... però non ho mai rinunciato, anche quando pioveva e faceva freddo e alzarsi alle 6 del mattino era davvero un sacrificio. Passavano i giorni e facevo i miei km, ho fatto qualche altra gara cercando di misurare i miei tempi per capire a che punto ero (fino al mese prima della maratona non ho mai usato neppure un cronometro... e non ho mai usato un gps: i persorsi li "studiavo" sulle cartine dei programmi per podisti sul pc...). Non ero sicura dei tempi che potevo tenere, però mi sarebbe piaciuto restare sotto le 4 ore... mi sentivo un po' ambiziosa, a dire il vero... Ho fatto i miei lunghi e ho capito che dopo i 30 km la "musica" cambia e inizia un'altra gara... E poi, finalmente, il momento è arrivato! Sabato sono andata a ritirare la mia sacca e quando ho visto il mio pettorale mi sono emozionata ancora di più! Poi, un salto nella piazza dell'orologio a sbirciare i preparativi e la mappa del percorso, 4 chiacchiere con alcuni italiani incontrati davanti alla mappa e che l'indomani avrebbero corso con me e poi rientro in albergo per riposarsi e mangiare un bel piattone di pasta!!! Alla sera mi sono addormentata alle 9... pensavo di non dormire e invece...mi son svegliata alle 6, riposata e carica! Una bella colazione e via, verso il "villaggio tecnico"!!! Sono arrivata presto e intorno a me c'erano solo ragazze e donne straniere, mi metto a chiacchierare con alcune di loro in inglese, per tante di loro è la prima volta, come per me... siamo tutte emozionate! Il tempo passa, fuori fa freddino, il cielo è coperto, ma non piove e questo è positivo... in un attimo è tempo di recarsi alla partenza. Arrivo nel mio settore, ma non mi va di stare così indietro! Guardo un po' dove sono le bandierine delle 4 ore e vedo che sono nel settore prima del mio... e allora inizio ad avanzare tra la folla (mamma mia eravamo proprio tanti!!!) e passo sotto le transenne del mio settore e continuo ad andare avanti... praticamente vado avanti di due settori!!! FINALMENTE SI PARTE!!! Ma praticamente riesco solo a camminare fino a quando passo oltre l'inizio... insomma prima di iniziare a correre sul serio c'è voluto quasi un km!!! Pazienza, vicino a me ci sono le bandierine delle 3h 45'... forse un po' troppo per me, ma mi piazzo dietro al pacer e per un po' non mi sposto da lì... Eravamo un bel gruppetto, c'erano anche un paio di italiani... ci siam scambiati alcune battute, sorrisi... per i primi 10 km tutto bene, andatura tranquilla, regolare, ristori fatti, acqua, sali, banana... non mi sembrava vero, intorno a noi che correvamo c'erano sempre tantissime persone che ci sostenevano, ci incoraggiavano, ogni 3-4 km c'erano gruppi che suonavano per noi... insomma tutta una città "ferma" per noi... che bella sensazione! E poi sentir parlare 4-5 lingue diverse... che bello essere in una competizione internazionale!!! Tra il 15° e il 20° km ha piovuto... ho iniziato ad avere freddo, soprattutto alle mani, e ho iniziato a sentirmi stanca... ero ancora nello stesso gruppetto, ma ho cominciato a sentire la fatica... al 25° ho avuto la mia crisi... ti raccontano che a tutti arriva il momento di crisi... tipo al 35°-37° km... a me è venuto più o meno al 25°... ho pensato"adesso mi siedo qui e non mi alzo più... chi me lo fa fare??? Ho freddo, sono stanca e non ne posso più"... Ho rallentato un po', ho ripreso fiato per bene e soprattutto ho ripensato a tutti i mesi passati ad allenarmi, a tutti gli sforzi e i sacrifici fatti per prepararmi al meglio, ai lunghi che avevo fatto... caspita almeno 35 km li avevo già fatti 2 volte!!!NON POTEVO FERMARMI A 25!!!Almeno a 35 ci dovevo arrivare! E con questa convinzione ho preso una bella pastiglia energetica dal mio MICROMARSUPIO (Anna, Jessica, Daniela... visto che mi serviva???) e poi sono arrivata al ristoro: acqua, sali e banana e via, più convinta di prima e più consapevole di dover concentrare attenzione ed energie nella corsa!!! Ho di nuovo corso bene, sono arrivata al 30° km e ho rallentato ancora un po', mi sono resa conto che se volevo arrivare alla fine dovevo dosare meglio le mie energie. Al 34° km ero intorno alle 3 ore e mi sono resa conto (me lo "sentivo") che avrei finito la mia maratona correndo e che, anche rallentando ulteriormente, potevo farcela a stare sotto le 4 ore... e allora non ho più avuto tentennamenti: potevo "portare a casa" i miei obiettivi e forte di questa consapevolezza ho iniziato a ridere, tanto che le persone intorno a me si son girate a guardarmi :-) Tra il 37° e il 39° si è alzato un vento pazzesco, ad un certo punto mi ha spinto indietro! Mi sentivo dentro una gag comica: io che cercavo di andare avanti e il vento non me lo permetteva!!! Ero proprio stanca, altrochè!!! Quando ho visto il cartello del 40° mi sono messa a piangere per l'emozione... stavo arrivando alla fine per davvero. Ho smesso subito perchè facevo fatica a respirare con le lacrime!!! Dovevo trattenermi fino al traguardo :-D E finalmente eccolo il traguardo, sono pure riuscita a fare un piccolo sprint finale (molto piccolo...) e passata la linea del tempo sì che mi son venuti giù i lacrimoni: il timer segnava 3h 56' 07", ma io sapevo che il real time era 4 minuti e un po' di secondi di meno!!! CE L'AVEVO FATTA!!! CI ERO RIUSCITA!!! Avevo corso per tutti i 42,195 km, nei tempi che mi ero prefissata... ma che soddisfazione, che orgoglio per esserci riuscita, per il lavoro che avevo fatto, per la mia determinazione. IO MI SENTO L'EROE DI ME STESSA e non solo perchè ho corso la maratona, ma soprattutto per tutto quello che ho fatto per arrivare a correrla. Io auguro a tutti di provare le stesse sensazioni che ho vissuto io almeno una volta nella vita, davvero. Perchè nonostante tutti gli allenamenti, le difficoltà provate durante la corsa, la fatica e i dolori ovunque appena mi sono fermata, il correre la maratona è stato soprattutto una delle emozioni più forti della mia vita e mi ha regalato la sensazione fantastica di aver compiuto una GRANDE IMPRESA e queste cose non hanno veramente prezzo. Non ho mai pensato di essere portata per la corsa, ma da quando ho iniziato a correre ho ottenuto dei risultati che nessun altro sport mi ha mai dato. Io ringrazio di tutto cuore chi, in questi mesi, mi è stato vicino, mi ha aiutato, mi ha supportato (e sopportato!!!) mi ha incoraggiato e chi ha corso insieme a me anche solo per pochi metri :-) Grazie a chi ha creduto in me, dandomi una sicurezza sulle mie capacità che non avevo mai avuto. Grazie alla grande famiglia dell'Ortica Team, che da gennaio di quest'anno mi ha letteralmente accolto a braccia aperte! Infine, grazie alla mia mamma e al mio papà, che mi hanno seguito fino in Repubblica Ceca per vedermi varcare quel traguardo... E adesso... un po' di riposo, qualche garetta su distanze più brevi... e il pensiero già rivolto alla prossima maratona da correre ;-)
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 | | Articolo di Oliva Mauro
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Mauro Oliva
Correva l’anno 2013 d.c. Il Regno d’Italia era in piena crisi economica. Sommerso dagli scandali, il re Silvio da Arcore usciva sconfitto dalla guerra dei vent’anni. Il Paese era allo sbando mentre si combatteva per occupare la poltrona che ben presto il re abbandonava.
Nel frattempo, il generale Gallotti organizzava una spedizione che puntava a conquistare la penisola iberica.
Egli studiò in ogni particolare la missione con esercizi mirati e schedulati da rigide tabelle. Nei mesi precedenti la crociata, simulò l’attraversamento dei grandi fiumi europei, portando i suoi uomini sulla Martesana, simulò la scalata delle grandi montagne europee portando i suoi uomini a Montevecchia. Coniò vari slogan tra cui ricordiamo “Si fa la maratona o si muore”, “Nulla è impossibile per colui che osa”.
La spedizione era pronta e qualche settimana prima del rigido inverno, partì dalla pianura padana, dall’Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno. Risalì il Po’, attraversò le Alpi e i Pirenei, scegliendo infine l’attacco via mare sbarcarono sulle coste della città di Valencia.
Il generale Gallotti, al comando del 42° Reggimento Ortica, pronunciò la fatidica frase “Al mio segnale scatenate l’inferno”.
Erano le ore 9 in punta e un colpo di cannone rappresentò il segnale del generale. La truppa sferrò l’attacco alla città e cercando di conquistare strade, vie e piazze si aprì un varco lungo più di 42 km.
In avanscoperta c’erano i fucilieri assaltatori guidati dal colonnello Tantardini e dal maggiore Cimafonte. Il sergente Casali guidava la rappresentanza femminile che con onore svolse brillantemente il lavoro che gli fu assegnato. I soldati, immersi nella concentrazione, avanzarono a testa bassa quando la fatica era insopportabile e a testa alta quando, orgogliosi, mostravano la scritta “ITALIA” e “ORTICA” che decorava la propria divisa.
Il battaglione procedette in maniera irrefrenabile, ad un ritmo continuo e travolgente, suscitando ammirazione e consenso degli abitanti. I soldati addestrati alla corsa, dotati di ampia autonomia, correvano spinti da energia sorprendente.
Nacque così l’Arma dei Bersaglieri.
A difendere il territorio conquistato, il generale predispose a 10km il Comando del 10° Battaglione Milano guidato dal Capitano Moraschini. Nelle retrovie i soldati Mazzone e Bellodi guidati dal Maresciallo Faina evitarono il rischio di sommosse popolari. Tutto procedette secondo i piani e dopo neanche 3 ore la città fu conquistata.
La spedizione ben presto fece ritorno in Italia dove furono accolti con grandi onori e a tutto il Reggimento fu assegnata la medaglia al valore.
Al ritorno il generale non potette ricevere le congratulazione dal re Silvio da Arcore in quanto egli, dopo la votazione per la sua decadenza, fu costretto all’esilio. Chiese quindi ospitalità all’amico Putin, ma fu raggiunto dai provvedimenti dei rivoluzionari che facevano riferimento al tribunale di Milano. Fu rinchiuso infine nel carcere di Sant’Elena.
Il Duca di Milano decise successivamente di assegnare il nome Ortica, al quartiere da dove era partito il generale Gallotti in ricordo della sua spedizione e del suo fantastico Reggimento.
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 | | Articolo di Ranghetti Emauele
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Seregno 14 aprile 2013
100 km…perché farli? Dal momento dell’iscrizione al giorno prima della gara, la domanda risuonava continuamente nella mia testa, per opera di tanti pensieri, o nelle mie orecchie, per bocca di tanti parenti, amici e colleghi ma non riuscivo a trovare una risposta. A volte ho cercato pure di costruirla ma alla fine sono arrivato alla conclusione che la risposta più veritiera - come spesso accade nella vita - è la più semplice: desideravo farla perché sono fatto così!Un canarino canta, un delfino nuota e io devo correre. E quindi… si parte!!! Ore 7.30 (qualche minuto di ritardo) e lasciamo (per la prima volta) il traguardo alle spalle consapevoli che dovremo ripassare di lì per almeno 5 volte per riuscire a portare a termine l’impresa. Parto ad un ritmo non definito, d'altronde è la mia prima 100 km e non l’ho neppure preparata a dovere (una maratona fatta un mese e mezzo prima, sarà sufficiente?). Ad un certo punto, decido di rallentare e seguire un gruppetto di 5 persone che mi sembrano – sentiti i loro discorsi - hard runners con esperienza alla spalle. Ottimo, penso, dei guru che mi possono dare consigli!!! Peccato che loro erano iscritti alla 60 km perché si stavano preparando per la gara del Passatore e quindi il ritmo era sostenuto, ma ormai ho preso il loro passo e poi penso “non fare strategia, non hai nelle gambe 100 km, dacci dentro e poi sia quel che sia”. Insomma, più cuore e meno cervello. E così vedo poco alla volta la composizione del fatidico anello… scarse zone d’ombra e lunghissime vie sotto il sole. Verso metà percorso (circa verso il 10 km) partono 3 sottopassaggi che spezzano il ritmo già al primo giro figuriamoci ai successivi, ma è ancora troppo presto per pensare ai successivi: primo obiettivo 20 km. E così è stato, passo i 20km a 1h 46m, e si riparte!!! La mente, bellissima creatura!!! In una maratona generalmente vado in crisi dai 30/35 km e oggi invece arrivo senza problemi ai 40!!! Ma dov’è finito il fatidico muro? Altro giro e si riparte!!! In questo giro mi aspetto la vera novità: superare i limiti di tempo e di distanza fatti sino ad oggi e così è stato. Guardo l’orologio per celebrare il superamento delle 4h e 22 minuti (è il tempo che mi ricordo della prima maratona a Milano del 2001) e i cartelli per il superamento di 50 km (Seregno 2011). Uno dei motivi che mi hanno spinto a fare la 100 è che non mi sentivo in pace con me per aver una maglia della 100 km rilasciata a Seregno nel 2011 avendo fatto la gara dei 50 km. Sono strano? Sicuramente non state usando la parola “strano”. Ditelo pure tanto non mi offendo: “Pazzo”. Però per me è come onorare una cara amica di vecchia data!! E lei c’è sempre stata, nei momenti belli e in quelli difficili, la cara vecchia amica corsa!!! Detto fatto siamo al 50° km e mi si presenta una fitta al ginocchio, gli spettri di altre gare approdano nella testa..come faccio a proseguire con questo ginocchio? Ormai siamo vicini alla vera prova del quarto giro con un caldo insopportabile. Alcuni runners dicono che sia il peggiore e che l’ultimo sarà in discesa? Mah vedremo… è quasi una maratona… forse ho esagerato a partecipare ad una 100 !!! Ed ecco un piccolo aiuto, al ristoro dei 60 km mi lasciano una bottiglietta d’acqua!!! Non ci crederete ma è stato un dono dal cielo!!! I 5 km dei ristori ormai sono eccessivi e quindi la tengo stretta con me come un peluche in mano ad un bambino e ad ogni ristoro la riempio. Al 70 km ho nausea, il sole è senza pietà!! Ma caspita il caldo si è fatto attendere per mesi ed ora tutto in un colpo!!! Maledetta legge di murphy!! E se svengo? Continuo a ripetermi “non ci pensare, non ci pensare” ormai ne sono certo… è la fine, ora mollo!! E invece continuo alternando corsa e camminata, ma va bene così basta andare avanti. Non mollare Lele!! 80° km… secondo dono dal cielo: la mia Elisa che mi segue in bicicletta!! Non è solo mia moglie e la mamma dei miei cucciolotti è l’unica che non ha commentato in tono ironico la mia partecipazione a questa gara... un prezioso silenzio ed ora è l’unica voce che rompe il silenzio della mia solitudine in gara: Sei proprio un’amica!!! Ne mancano solo 20…ormai è fatta!!!L’uomo propone e Dio dispone… non si piegano più le gambe… posso solo camminare… 20 km…è la fine… come faccio a fare 20 km in questo stato?... tutto mi crolla addosso in un solo istante; sento solo la mia Ely che mi racconta cose semplici… continuo a dirmi – senza crederci - non mollare ora manca poco. Ancora una volta resto stupito dalla mente… una vocina interiore “guarda che se cammini a passo sostenuto la puoi chiudere in dodici ore.” Dodici ore? E chi l’avrebbe mai sognato in partenza… e così sia fino alla fine: non mollare!!! Per 15 km riesco a tenere una media di 8km/h,ma la camminata non è 10km/h?... e così addio pure ai muscoli della tibia… mancano 5km e ancora si ripropone il pensiero del ritiro. Se me lo avessero raccontato non ci crederei: al 95 km il pensiero del ritiro!! Ma ora ho un nuovo obiettivo: sotto le 12 ore… non riesco a parlare tanto sono solo concentrato sul traguardo… 6 km/h è almeno un’altra ora… non riesco più a mangiare e a bere Sali,voglio solo acqua… L’assistenza scherzosamente mi dice “taglia nel prato” o “fatti portare in bicicletta”..la risposta mi viene così naturale: “onorerò la gara fino alla fine!!” Non è per il regolamento è qualche cosa di più, ad un’amica non puoi fare un torto!Cara mia 100 km ti ho rispettato dall’inizio non portando neppure I pod come da regolamento!! Ormai ci siamo mancano 400 m… 200m e vai!! Sfasciati tutto ma il traguardo lo taglio correndo!!! E’ finita!!!! 11 ore 50 minuti!!! La stanchezza si è trasformata in gioia... Sono un po’ confuso, lo speaker dice pure il mio nome…per cosa? “Secondo di categoriaM35”..penso che sia un errore e invece è così “Emanuele Ranghetti - Ortica Team” E vai Ortica, insieme al traguardo!!!! Non male per un ragazzino che aveva scarso in educazione fisica sulle prove di resistenza!!! Ora curerò le ferite e gioirò del bel ricordo e dell’imminente nostalgia… prima e ultima 100? Non lo so..una sola certezza riprenderò a correre… d'altronde sono fatto così… in fondo è l’unico modo che conosco per volare!!!
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 | | La mia prima maratona....di Marosan Iosif
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Ciao a tutti,
è arrivato il momento di raccontare la mia prima avventura sulla distanza di 42,195 km.
Ho deciso di affrontare la maratona dopo la Runrivierarun di Loano.
Corsa sotto la pioggia, freddo e grandine,
dove, dopo tutto , ho migliorato il mio record personale sulla mezza maratona.
Da quel momento, visto che sul sito dell’Ortica
c’era in programma la maratona di Roma, un po’ per scherzo ,
ho deciso di partecipare, pensando anche di visitare la città con la famiglia.
Ed eccoci alla partenza di Roma Marathon 2013 ….
La mia partenza ... 4,30 minuti dopo i primi atleti ,
faccio fatica a farmi strada per tenere il mio ritmo di gara ,
ma niente da fare, mi lascio trascinare dal fiume di gente .
Compiuti i primi 5 km ad un ritmo molto lento…
(mi ero messo in testa nella mia ignoranza di impormi un ritmo di gara , niente da fare)
inizia a crearsi un po’ di spazio, riesco ad arrivare al ritmo gara che mi sono imposto
e va tutto alla perfezione ,tanta gente che faceva tifo lungo tutto il tragitto .
Passo il 35° km e lì penso … e fatta ,
ma …….. al 37° le mie gambe si bloccano non riesco più a correre ,
mi sono detto ,noooooo …. non può essere finita,
devo arrivare alla fine strisciando per terra ( anche perché la mia tifoseria personale mi aspettava all' arrivo ) .
Mi fermo , inizio a camminare ,mi sono detto ,di tempo ce ne ancora, fino alle 7 ore manca un po’ ,quindi …..
come un turista ad ammirare la citta, col sorriso, continuo la mia impresa ,camminando.
Arrivo all’ ultimo ristoro inizio a rifornirmi ,
vedo che non sono l’unico ad avere problemi di gambe ,forse anche perché,
ha iniziato a soffiare un vento freddo o non lo so, la stanchezza ,
,riprovo a correre ,le gambe non mi ascoltano, niente da fare ,
così continuo a camminare,ed il pubblico meraviglioso mi incoraggia ,
vaiiiiii che e finita …….
Al 40° km riprendo le forze provo a correre e ce la faccio,
ci sono ………
Vedo l’arrivo e accompagnato dalla canzone dei Nomadi , Io vagabondo , passo il traguardo della mia prima maratona !
Una grande emozione , il tempo non conta più ,ci sono riuscito !
L’ho finita !
Bellissima !
Sofferta ,ma con la gioia di aver finito una maratona che qualche anno prima non avrei osato pensare di fare,
una bella esperienza.
Arrivano le mie donnine emozionate anche loro a complimentarsi felici per la mia impresa.
Grazie a tutti , ed ai ragazzi di Cernusco che mi hanno aiutato nei allenamenti .
Buona corsa .
Alla prossima ,
Iosif
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 | | Articolo di Romano Alberto
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 | | La prima e l'ultima Maratona di Faina Claudio
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17 marzo 2013 ore 7,30
Eccomi a Roma. Tra poco correrò la mia 38ma maratona. L’ultima.
Mi domando perché. Dopo Amsterdam 2011 avevo deciso di non correrne più. E invece eccomi qui. Testa di c…..
9 dicembre 1999 ore 7,30
Sono appena arrivato a Reggio Emilia. Tra poco correrò la mia prima maratona.
Ma come mi è venuto in mente? La mia prima corsa è stata la stramilano dei 50.000 ad aprile scorso , 15 km al termine dei quali ero distrutto. Ed ora…… mamma mia..
Oggi la finisco! E sto sotto le cinque ore. La preparazione è del tutto insufficiente , sono fuori peso , ma conto sull’esperienza e sulla “capoccia dura”
Riuscirò a finirla? Mi sono preparato bene seguendo le tabelle di “Correre” , ma….. domani compio 52 anni. Non sarò troppo vecchio? Prendo fiducia pensando alla resistenza alla fatica sviluppata con tanti anni di bicicletta.Ma che succederà dopo il km 30? Dicono sia così terribile.
La preparazione è ormai una routine: abbigliamento tecnico e leggero, vaselina per le coscie e per i capezzoli , marsupietto con cellulare, qualche euro e carta igienica (non si sa mai!). Zaino da consegnare al deposito borse … ecc…. tutto come sempre
Sono vestito con tessuti naturali , canotta e maglia a maniche lunghe di cotone , berretto e guanti di lana , pantaloncini di cotone. Che freddo! Cielo coperto con due gradi.
Quanti dubbi. Vedo tanti spalmarsi con canfora, hanno strani orologi , fanno riscaldamento ; ho il dubbio di sbagliare tutto. E poi non ho borsa da consegnare. La maglia di riserva è rimasta in macchina.
Eccoci alla partenza: il Colosseo , i Fori Imperiali , … 15.000 persone….. tanto pubblico.. Mi emoziono ancora come le prime volte. Forse è per questo che sono qui.
Eccomi alla partenza: emozione pura. Sono terrorizzato. Cerco qualcuno con cui parlare , possibilmente un altro che debutti oggi col quale divedere i dubbi ed i patemi d’animo
VIA ! Il programma è chiaro. Ho preparazione per trenta km corsi da 6,40 al km. Dopo me la gioco con l’esperienza e con il coraggio…..
VIA ! Cosa devo fare ? che ritmo tenere? Se i test fatti sono veritieri dovrei poter fare circa 4 ore. Provo a partire a 5,40 al km , poi…….boh!
Tutto in regola , passo alla mezza in 2 e 23 e continuo sul mio ritmo. Quindi rispetto all’obiettivo delle 5 ore ho messo in cascina 7 minuti da utilizzare nel finale. Vai Claudio, insisti.
Che succede , passo alla mezza in 1 e 52. Non era previsto. Sto sbagliando tutto? Però mi sento bene. Provo a continuare
Ecco che ci siamo. Con un paio di km di anticipo si è accesa la riserva. Sono al km 28 e tutto si complica. Le gambe pesano , il fiato manca. Un’inattesa salita mi obbliga alla prima camminata. Dopo ripartire è duro. Mi pongo il traguardo del ristoro del trentesimo per poi pianificare la prosecuzione.
Eccomi al trentesimo. Dicono che la maratona inizia qui. Sono ancora sul ritmo da 5,30. Prendo il ristoro e proseguo. Ma quanto devo bere? Prendo tre bicchieri.
Ora è uscito il sole ; fa più caldo e sudo abbondantemente.
Il mio abbigliamento si rivela un disastro. Cappello e guanti di lana , ormai diventate spugne pesanti e fredde , li ho dovuti buttare via. La maglia di cotone inzuppata mi arriva alle cosce (all’arrivo scenderà fino alle ginocchia)
Supero il trentesimo. Il ristoro è quasi un km dopo: maledetti! Ce l’hanno con me!
Ecco il piano: all’inizio di ogni km cammino per un minuto e trenta, poi riprendo a correre sino al km successivo. Così facendo marcerò a 7,30 e, considerando il vantaggio accumulato , starò sotto le 5 ore.
Ahi! Che succede! Al 33mo km l’acqua mi balla nella pancia…… ho nausea …….. non riesco a trattenermi e mi avvicino al bordo della strada per vomitare.
Mi soccorre un runner reggiano , mi spiega che è normale , che non devo preoccuparmi , che in pochi minuti la crisi passa. Mi consiglia di prendere solo solidi al prossimo ristoro e si offre di accompagnarmi.
Ancora oggi sento gratitudine per lui.
Il piano funziona per 5/6 km , poi rallento ulteriormente. Devo camminare più a lungo del programmato. Raschio il fondo del barile ma la proiezione al km 39 mi dà in ritardo di due minuti.
Grande , ha funzionato ed ho ripreso a correre poco più piano di prima. Sono stanchissimo e quando un tratto di fango al km 38 mi obbliga a camminare faccio molta fatica a riprendere la corsa.
Ho provato a forzare. Arrivo all’ultimo km e per il mio traguardo devo correrlo in 6 e 30. Ci provo. E che c…..! Siamo o non siamo ortichini.
Le gambe girano……. È la sindrome dell’asino, che quando sente l’odore della stalla accelera…… supero il Colosseo , gli ultimi duecento…… 4h 59m 36s…. EVVVAAAAAIIIIIIIIII.
Mi riprendo dalla piccola crisi , l’arrivo è vicino , le gambe volano…. Dio quanta gente! E il traguardo , la corsia di arrivo…… mi emoziono e mi commuovo…… e chiudo in un inatteso 3h 54m 23s.
Tutto bene , qual è la prossima in calendario? Piacenza a febbraio. Devo sbrigarmi a fare l’iscrizione.
Ma poi chi ha detto che è l’ultima? PRAGA ARRIVO!
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 | | Articolo di Mugione Nazareno
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Vi trasmetto, per opportuna conoscenza, la testimonianza resami da un amico podista di un team a Voi ben noto.
" Domenica 13/1 essendo la mia società impegnata nella mezza di Vercelli, mi reco al parco Forlanini per la consueta sgambata, come faccio da quasi 40 anni.
Comincio a inanellare chilometri salutando, di tanto in tanto, i pochi podisti che incontro in una mattinata davvero uggiosa.
In quel mentre scorgo tra le auto dinanzi al Saini la sagoma, inconfondibile, del mariuolo; un losco, scaltro figuro che da alcuni lustri imperversa compiendo furti su auto e che innumerevoli volte ho ostacolato, maratonandogli intorno, fino al punto di farlo desistere e smammare.
DK993NEE - ED E' SUBITO FURTO! - arriva tutte le mattine - avrà mai lavorato? - da via Corelli per il mordi e fuggi quotidiano a bordo della sua Fiesta 5p. color argento, modello precedente all'attuale versione; nel week-end, invece, è più stanziale visto il notevole afflusso di autovetture e si avvale, talvolta, dell'ausilio di 2 collaboratori.
Inutile negare che i nostri incontri ravvicinati sono sempre più tesi: sguardi torvi, epiteti e vaffa che si sprecano; numerose volte ho segnalato la sua presenza, invano.
Credo che se esistesse una sorta di patente a punti per ogni reato commesso e la reiterazione dello stesso il nostro ormai attempato galantuomo sannita avrebbe l'ergastolo assicurato.
Ma veniamo al dunque.
Quella stessa domenica, verso mezzogiorno e dopo 30 km di corsa, nascosto tra 2 auto lungo la recinzione della pista di atletica, il guappo di cartone mi ha aggredito sferrandomi un pugno che solo grazie ai riflessi ancora pronti e, ancor più, alla mia ...impalpabile stazza, riuscivo a evitare; e poi una serie di minacce a me e famiglia.
E non è ancora finita.
Sabato 26/1 verso le 11 me lo ritrovo ancora tra i piedi, all'ingresso del centro, e, nonostante fossi in compagnia di un atleta di Corsa Continua, fregandosene, mi avverte che mi farà spezzare le gambe da un amico.
Vi rassicuro, comunque, sul fatto che non ho alcun timore; ho sempre pensato, infatti, che un uomo che ha paura è già morto di per sè.
In questo momento, però, tutto il mio più intimo vissuto di essere sportivo è messo a dura prova; sono sfiduciato e nauseato al punto di cominciare a pensare seriamente di appendere le scarpe al fatidico chiodo.
Certo, qualora decidessi in tal senso, mi costerebbe non poco dire addio alla corsa, al parco, all'Ortica, che sono per me la seconda vita.
Forse riesco a trasmettervi il mio stato d'animo con un semplice verso del Manzoni dal celebre " Addio monti " : < Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana >
Non voglio tediarvi oltre, cari amici; vorrei, invece, invitare tutti voi e le società sportive nostre amiche a un'azione comune che ci permetta di porre un limite a questo stato di cose.
Per mio conto, ho deciso d'inviare, nei prossimi giorni, una mail al Comando Carabinieri Stazione Porta Monforte - V.le Umbria ( stmi121131@carabinieri.it )
avente come oggetto " furti su auto zona parco Forlanini - centro sportivo Saini - Milano " sollecitando il loro concreto interessamento, ma sono bene accette anche altre vostre idee e iniziative in proposito.
Ogni segnalazione è riservata, non costa nulla, non implica niente ma dovranno essere veramente tante per dare qualche risultato. "
Grazie di cuore a tutti per la vostra collaborazione.
Nazareno
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 | | Articolo di Sambati Stefano
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Carpi Mo 14 Ottobre 2012
Ieri ho disputato la 25° Maratona d'Italia, è stata la mia prima partecipazione e tutti la definiscono una delle più veloci, in effetti è così, anche se non ho fatto il personale, cosa che ormai penso che sia abbastanza difficile rifare.Però vedere i km che scivolano via senza troppa difficoltà è bello, questo forse complice la posizione di partenza, ero appena dietro i top Runner, il tempo atmosferico aveva una temperatura ideale per la corsa, la motivazione, che doveva essere quella di fare un lungo per Firenze, la testa che correva con l'obbiettivo di mantenere più possibile un passo per l'Ironman di Nizza, la preparazione che a differenza delle altre volte é avvenuta in serenità con Paola, tanti elementi che hanno contribuito a far si che questi 42km sono stati fatti in 3:21:32. Le motivazioni sono importanti e se la testa c'è il correre una 42 diventa facile.La mia preoccupazione era impegnata sul fatto che dopo l'IM di Embrun la mia voglia di allenamento è andata un po' a ramengo, corro solo la domenica e anche la bici e il nuoto sono al minimo, quindi conoscendo le difficoltà della maratona un minimo di ansia pregara c'era.Così allo sparo si parte e visto l'ottima posizione il mio ritmo è superiore al dovuto, primi 2 km lo ho corsi a fianco dei palloncini delle 3 ore.Mi dico ma che diavolo sto combinando …. e tiro il freno, ripetendomi nella testa che poi la paghi, stai calmo la gara è lunga, ma le gambe sono ribelli, vanno e così a un certo punto mi rassegno e le faccio andare, qui i km passano con una facilità incredibile, mi trovo a passare in mezza appena sotto l'1:33. Mi dico che cavolo sto facendo, hai corso la mezza la settimana prima con quel tempo, ma non accenno minimamente a rallentare.Sembrava che il mio corpo fosse settato a quella velocità.Ma hai primi cavalcavia il mio ritmo inizia a scendere, so che sino al trentesimo km sono arrivato con un passo medio di 4:31 km/min. Sto bene anche se ora la fatica si fa sentire, sono in un gruppetto dove si parla e si scherza, ma anche se a malincuore sono costretto a doverlo lasciare, la mia mancanza di lunghi e il mio buon senso danno una frenata alle mie gambe, do un’occhiata all'orologio, devo gestire per stare sotto le 3 ore e 30 dieci km in poco piú di un ora, e così faccio, tra cammino e corsa concludo questa bella maratona. Arrivo bene ne ho ancora tanto da poter superare negli ultimi metri due atleti.Sono felice, sto bene e quello che piú conta al termine, vedo Paola e prima di andare a prendere la medaglia vado a farmi dare un meritato bacio e un sei stato grande! Ora le gambe non fanno male più di tanto e se la pasta della pizza fosse lievitata sarebbe stata una domenica perfetta. Alla prossima
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 | | Articolo di Mugione Nazareno...una corsa fantastica..
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Non tutto era iniziato sotto i migliori auspici.Gli stratocumuli, d'un nero densissimo, promettevano pioggia a catinelle e suscitavano amare riflessioni sull'imprevedibilità delle stagioni e del tempo.
Ciò nonostante il morale era alto, confortato, per l'occasione, dalla rimarchevole partecipazione di atleti e sostenitori.
Personalmente ritengo che iniziative del genere pur, per ovvi motivi, necessariamente sporadiche, siano indispensabili nell'espletamento della nostra disciplina sportiva.
Esse rappresentano una sorta di fartlek mentale che, allontanandoci dai soliti luoghi comuni, costituiti dai soliti campi di allenamento e dai soliti campi di gara, elargisce benessere ed equilibrio al nostro sistema psico-motorio.
E poi ...la compagnia!
Quanto cementi un evento del genere è assai raro riscontrarlo altrove.
Il pulmann noleggiato ha assunto ben presto la fisionomia d'un salotto ove era possibile captare ogni genere di conversazione, da quelle frivole a quelle culturali; il tapascione dialogava con il campione in una sorta di protagonismo alla rovescia in cui l'amicizia faceva da livella alle performances di ognuno, rendendo il gruppo più unanime e solidale.
Il solo Gianfry non riusciva a dismettere, neppure in quest'occasione, le sue arcinote vesti di satiro,dedicandosi incessantemente al corteggiamento delle ninfe itineranti.
Non mi soffermo sull'aspetto tecnico e agonistico della manifestazione; altri, più competenti, lo faranno.
A me piace soprattutto ricordare il tifo caldissimo esploso al momento delle premiazioni; un entusiasmo prorompente e contagioso; una passione emozionante e travolgente; un nuovo straordinario fenomeno atmosferico: il CICLONE ORTICA TEAM !
La manifestazione è poi proseguita in quel di Viustino, amena località situata in posizione idilliaca lungo il greto del torrente Nure; un ambiente bucolico a tal punto da far invidia a Virgilio in persona; taccio, poi, del pranzo, luculliano, dello schietto Gutturnio e della cortesia delle osti: " Ah Ciccio, Ciccio Podista, esserci o non esserci non sarà mai lo stesso! "
Quel pomeriggio di un giorno da ricordare ci vede ancora a zonzo, a oltranza, per Grazzano Visconti.
Pur se artificiosamente costruito intorno all'originario castello visconteo, il fascino emanato dal caratteristico borgo neo medioevale è realmente autentico.
Qui il tempo sembra essersi fermato per davvero: non incede ma si smarrisce nel dedalo di viuzze, archi, scalette, sottopassi, torri merlate, piazzette nascoste.
Ora è il momento di fare ritorno.
Un pizzico di malinconia ci prende al momento dei saluti; occorre immergersi di nuovo nella dura realtà del vivere quotidiano; ci conforta, però, la speranza che
altri prossimi, importanti appuntamenti ci vedranno ancora protagonisti.
Tutti insieme.
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 | | Articolo di Oliva Mauro
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24h in pochi minuti
Questa gara podistica l’ha vinta l’Ortica team schiacciando tutti gli avversari. Non parlo dei numeri scanditi dal cronometro, del conteggio dei giri effettuati e dei chilometri percorsi. L’Ortica ha primeggiato per simpatia, affiatamento e partecipazione. I gazebo dell’ortica sono stati il crocevia di ogni buon ortichino. Presenziati dal mitico presidente e dai suoi senatori sono stati il punto di ritrovo degli atleti che si sono susseguiti stoicamente, correndo con il sole, il caldo, l’afa, il forte vento, la pioggia, il buio e la notte. Personalmente queste 24 ore le ho trascorse in pochi km quadrati, diviso tra centro sportivo, lavoro e ahimè ospedale cardiologico (grazie davvero Laura!). Mi presento per correre la prima frazione e subito Antonio mi fa gli onori di casa presentandomi la struttura allestita per l’occasione, i suoi simpaticissimi cartelli e la sua personale poltrona da dove guiderà la squadra Elite. La dirigenza provvede alla burocrazia,: assegnazione del chip, del pettorale, del pacco gara, ecc. Tutto funziona come ingranaggi di un orologio svizzero. 5 squadre, 120 atleti e 24 ore di gara non è poca roba.
Ho corso la prima frazione e vorrei condividere un avvenimento che mi ha reso davvero felice e orgoglioso: in prossimità del terzo chilometro quando ormai pensavo che le posizioni fossero stabilite sento alle mie spalle i passi di due avversari che mi stavano raggiungendo. Questi due signori rispondono al nome di Tito Tiberti e Genny Di Napoli. In particolare Di Napoli ,2 volte campione del mondo ha rappresentato un orgoglio nazionale qualche anno fa e mi ha tenuto incollato alla televisione quando neanche sapevo quanto misurasse un giro di pista. Che prezzo volete che abbia gareggiare nella stessa corsia e sbavare vedendolo correre ad un metro di distanza?
In serata l’occasione del compleanno di alcuni atleti-ortichini ha reso ancora più cordiale il clima. Ancora auguri. E giusto per dimostrare che anche sui numeri noi dell’ortica riusciamo a competere concludiamo l’ultima frazione con l’amico Massimo che tira fuori dal repertorio una prestazione eccellente, piazzando l’Elite al terzo posto.
Ringraziando Gianfranco intendo esprimere gratitudine a tutti coloro che hanno organizzato e permesso il successo di questa manifestazione, di questa squadra, di questo gruppo.
Grazie Ortica Team
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 | | Mezza Maratona di Chia ( Ca ) Domenica 25 Aprile 2012. Articolo di Chincarini Marta
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29 aprile 2012: partenza rinviata alle 9.45, la tensione della mia prima mezza maratona comincia a salire…! Il tempo è ideale, nuvoloso, temperatura fresca intorno ai 15 gradi, vento leggero non eccessivo (nei giorni scorsi era caldo e molto ventoso). Cominciamo a disporci dietro la linea di partenza dietro i top runners, saremo più di mille persone, di cui circa 600 per la mezza (gli altri faranno la 10 km o la non competitiva).
Dopo l’inno italiano e lo sparo…ecco siamo partiti! I primi 2 km ca sono in rettilineo praticamente in piano, poi la strada comincia a salire con una buona pendenza: la fatica è tanta ma il paesaggio già molto piacevole, circondata dalla macchia mediterranea in gran parte fiorita. Arrivata in cima alla salita mi aspetta il primo scenario meraviglioso: sotto di me in lontananza la spiaggia di La Tueredda, splendida anche col tempo grigio! Proseguo lungo la discesa cercando di recuperare qualcosa del tempo perso in salita, fra il 4° e il 5° km la strada è un falso piano, poi poco dopo il 5° la prima boa, si gira tutti, primo ristoro veloce e si inverte la rotta…
La salita da affrontare al ritorno è molto più dura, lunga, faticosa, in curva…ho la sensazione che dopo la curva la pendenza finisca invece continua ancora per un bel po’…una volta arrivata in cima provo un senso di liberazione, so che il peggio è passato e mi lancio in una lunga discesa che scioglie le gambe…poi riprendo il rettilineo di circa 2 km che riporta al villaggio (siamo ai 10,4 km). A questo punto dobbiamo attraversare il villaggio, percorro nuovamente una strada in salita (ma più semplice!) che lo circonda dall’alto e che mostra le spiagge di Chia all’orizzonte…bellissime.
Scendo per una pendenza ripida e mi trovo per una strada tranquilla in mezzo alle villette e alle case basse di Chia, incitata dagli abitanti del luogo quasi fossi anche io una top runner! I chilometri scorrono più veloci, in piano o quasi, poi mi immetto nuovamente sulla strada provinciale fino al 16° km circa dove si inverte di nuovo la rotta e si ritorna verso il villaggio.
Gli ultimi 5 km scorrono in parte sulla strada dell’”andata” sempre in asfalto e in falso piano ma poco percettibile…anche se le mie gambe cominciano ad essere stanche. Poi durante gli ultimi 2 km verso il villaggio comincia a piovere…ma è una pioggerellina primaverile tutto sommato piacevole…ed eccomi arrivata, gli ultimi 100 metri dentro il villaggio…Chia conquistata!
Riassumendo: il percorso è una specie di “8” intorno al villaggio, tutto in asfalto regolare senza buche, prima parte molti sali-scendi ripagati da un paesaggio splendido, seconda parte più in piano meno faticosa ma anche meno naturalisticamente interessante. Positivo per me il fatto di incrociare gli altri runners nel senso opposto di marcia, specialmente alcuni gruppi locali sardi che mi spronavano con simpatia! Buona l’organizzazione (per essere la prima edizione!), uniche note “negative” per me sono stati i ristori: grande spreco di bottiglie di plastica (di cui si sorseggia velocemente qualcosa prima di essere buttate via subito in strada), avrei personalmente preferito i bicchieri e qualche fetta più ecologica di limone! Il ristoro finale era un po’ parco, solo un po’ di frutta e acqua, qualche prodotto tipico sardo sarebbe stato molto gradito credo da tutti i partecipanti.
Sarà che era la mia prima mezza maratona, sarà che ne abbiamo approfittato per fare una settimana di vacanza al mare in una struttura e in un paesaggio splendido…in ogni caso Chia mi rimarrà nel cuore e tornerò sicuramente in altre edizioni!
Marta “Chinca”
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 | | Articolo di Rapalli Massimo
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La prima City Marathon 15-04-2012
Controllo per l’ennesima volta la borsa. Ho preparato tutto? Scarpe, pantaloncini maglietta , kway,asciugamano..maglia Ortica con il pettorale, ok dai sono pronto , ma sono lo stesso un po’ agitato, poi a guadar fuori l’umore non migliora: piove ….
Domenica 15 aprile
6.30, mi alzo ,tanto sarà la 5 volta stanotte che mi ritrovo a fissare la sveglia, cosi posso fare? Colazione con calma e l’appuntamento con Sury è alle 7.15….
Guardo fuori...ok, gara bagnata….
Ecco, lo sapevo, è saltata la corsa dell’autobus; arriveremo tardi. Questo benedetto (?) ATM
Finalmente il bus arriva. Inizio a chiacchierare con Sury , mi rilasso un po’, ma sento dentro un’agitazione tipo esame di maturità
Arriviamo alla fiera, consegniamo la borsa e iniziamo a girare per il parcheggio coperto: che bello! C’è veramente tanta gente, si sente l’adrenalina pre-gara, si vedono i volti tesi di chi vuole fare il tempo e quelli un po’ più rilassatati/preoccupati di chi probabilmente è alla sua prima volta
Peccato per la foto con gli altri, siamo arrivati troppo tardi, ma ecco che Gianfranco ci spunta davanti…. ci avviamo insieme alla partenza , ultime raccomandazione del Boss: “Andate piano i primi km, tenete duro dal 35 al 40°, poi è finita”
A pochi minuti dalla partenza scambio gli ultimi “in bocca al lupo” con Sury e Laura, anche lei all’esordio, e mi concentro. Nella mia testa una selva di pensieri, ma anche una strana tranquillità… so che in fondo ci arrivo
Ecco lo sparo: si parte. Vedo la gente presente incitarci, mi sento carico…
5 km.
Controllo il cronometro: ritmo ok, le gambe girano bene e mi concedo di guardarmi intorno…dicono sempre che noi milanesi siamo troppo impegnati per alzare gli occhi al cielo. La pioggia inizia a diventare una piacevole compagna di viaggio.
18 km, o giù di lì.
Vedo davanti a me una maglia nota…”Ciao Ortica!” è Patrizia. Non ci conosciamo, ma iniziamo a scambiare qualche parola, tanto andiamo allo stesso ritmo e poi si sa…con l’Ortica Team trovi sempre qualcuno con cui correre!
30 km.
Arriva la parte difficile , io e Patrizia ci guardiamo: ne mancano 12. Non pensiamoci. Arriviamo al prossimo ristoro e poi vediamo… E siamo al 35° km. Cammino un pochino, mangio con calma una fettina di mela, riparto…che male alle ginocchia…
41 Km.
Siamo al Castello! Ecco il cartello dell’ultimo km… e c’è anche Rocco, che ci regala altre foto… mitico!
Taglio il traguardo, 42 km e 195 m: sono arrivato!
Alzo gli occhi al cielo e piango, sono proprio felice, ho la testa piena di pensieri,ma c’è ne è uno che pian piano si fa largo nella mia testa: dov’è il ristoro? Ho una fame…
L’ultima sorpresa di questa bellissima esperienza la trova 50 metri dopo il traguardo: c’è Sury, travolto ma anche lui strafelice…”Ma tu non dovevi fare solo 30 Km?”
E’ già passato qualche giorno dalla gara, e mentre ripenso alla gara mi rendo conto che le emozioni e la soddisfazione che ho provato mi accompagneranno per un bel po’…almeno fino alla prossima gara
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 | | Articolo di Stefano Moraschini
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BREVE CRONACA DI UNA PRIMA
Ieri domenica 29 aprile 2012 ho corso a Cernusco Lombardone (LC) ...
• la mia prima mezza maratona
• la mia prima gara con indosso la maglia Ortica Team
• la mia prima gara con un chip al piede
• la mia prima gara sotto la pioggia
• la mia prima gara con salite (e discese) significative
16 ore prima della partenza mi sono procurato una botta al dito medio del piede destro che l'ha fatto diventare color melanzana. Cruda.
E' stata quella che si suole - la parola 'suole' è contestualmente voluta e cercata - chiamare una botta di (s)fortuna.
La mattina della gara il color-melanzana aveva assunto toni ancora più accentuati: per fare un paragone impressionistico - e spero per i più sensibili non impressionante - si è passati da una tonalità Renoir a una Van Gogh. Nonostante ciò - e grazie alle amorevoli cure della mia fidanzata che ha studiato ad Hogwarts - il dolore al dito era sparito. Sono pertanto partito in compagnia dell'amico Fabio T. da Cernusco sul Naviglio (dove vivo) alla volta dell'altra citata Cernusco ospitante la gara.
Ho terminato la mezza maratona con un tempo decisamente migliore rispetto alle mie aspettative iniziali!
Sono molto molto felice.
Ora che so che posso finire vivo una mezza maratona, ho la ferma intenzione di far riempire a Gianfranco G. nuove tabelline di questo sito con il mio nome.
Il tempo registrato alla fine della gara è stato di 1 ora e 48 minuti, tuttavia non è importante ricordarlo perché questo sia particolarmente brillante o particolarmente mediocre. Rimarrà per me indimenticabile perché si tratta del mio... primo primato personale!
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 | | Articolo di Casali Simona
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Ragazzi…la maratona di domenica a Milano, nonostante i 42,195 Km sotto l’acqua, mi è piaciuta. Ho dato tanto a questa corsa, ma lei mi ha restituito molto. Le emozioni provate sono state molte e intense! L’incontro con gli ortichini in metropolitana (c’era anche Flavio…nonostante la pioggia) e al parcheggio della fiera (alcuni li vedo solo in occasione di gare ma è come se li avessi lasciati la sera prima), con Laura che è alla sua prima maratona che mi ricorda la mia agitazione a Siviglia!, con Rocco che con grande gioia (sia sua che nostra) ha “recuperato” un pass da “fotografo della maratona” così avrà un occhio di riguardo per tutti noi ortichini, con Michele che con grande mio stupore non corre. L’emozione di essere di nuovo lì alla partenza, la paura di non farcela, l’interrogativo a quanto dovrò andare per fare un buon risultato, al pensare a tutte le raccomandazioni del Gianfry e alle “motivazioni” pre-gara (una su tutte: quando finisci tu la maratona avrà già smesso di piovere…:-D ). Le piccole sfighe che mi hanno accompagnato durante la gara (pozzanghere prese in pieno, stringhe slacciate per ben 3 volte), ma anche la soddisfazione di aver raggiunto il palloncino delle 3 ore 45, il tifo di alcuni ortichini che non corrono (Roberta e Giovanni) (si si visione…ero distrutta e davanti a me c’era tutta la schiera degli angeli e dei santi) di Michele al 41mo km (mi sembra) che mi stava aspettando con il suo zainetto sulle spalle per accompagnarmi all’arrivo come lo scorso anno spronandomi ed urlandomi che oramai era fatta. Con lui ho passato il traguardo, emozionatissima, ho iniziato ad abbracciare tutti (anche il ragazzo “del palloncino” con cui ho corso parecchi KM) E il mal di gambe terribile che mi ha accompagnato per 3 giorni, non mi ha fatto dimenticare subito questa mia nuova impresa (per me 3 ore 46 m è un’impresa…e facendomi urlare dentro di me NEW YORK ARRIVOOOOOOOOOO!!!!!
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 | | Articolo di Laura Fumagalli
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Eccomi !
Gianfranco chiede a tutti di raccontare la loro esperienza della PRIMA MARATONA e, ben volentieri, mi accingo a dirvi cosa è stato per me preparare e affrontare quei famigerati 42 km e 197m.
Mi sono iscritta alla Milano City Marathon un po’ per scherzo.
Ho deciso di provare la maratona della mia città perché mi piaceva l’idea e perché, al limite, ero comoda e conoscevo le fermate della metropolitana per tornare a casa.
Per chi non mi conoscesse preciso che io sono un po’ l’opposto di quello che è un vero runner .
Sono un incrocio tra Fantozzi che corre con la parrucca bionda e Bridget Jones….arrivo quasi sempre ultima, non mi interessano i tempi, non compro mai le scarpe nuove, non capisco le tabelle di allenamento e mi fermo a bere il caffè al bar durante ogni tapasciata…tanto per dirne qualcuna.
Non mi prendo mai troppo sul serio, corro per divertirmi , per stare con la gente all’aria aperta e per chiacchierare col malcapitato di turno, reduce dagli infortuni o con Luigi che è il mio “compagno di corsa” storico.
Però la maratona non è uno scherzo !
Mi sono preparata, a modo mio, ma l’ho fatto.
Ho fatto i miei bravi “lunghi”, sono dimagrita un pochino, ho comprato le scarpe nuove, ho mangiato i carboidrati giusti nei giorni precedenti la gara seguendo tutti i consigli dei runners più esperti…insomma : sono entrata un po’ nella parte.
Nelle settimane precedenti il 15 aprile ho iniziato ad essere anche un po’ tesa… quel famoso “filino di ansia” che iniziavo ad avere mi ha accompagnato fino alla partenza.
La notte di sabato ho dormito pochissimo e male, alle 5.30 ero sveglia come un grillo e sono arrivata alla partenza bella carica.
Devo dire che mi ha aiutato molto incontrare i miei amici e compagni di squadra, abbracciare tutti e scambiarsi gli “in bocca al lupo” .
Il clima pre gara è bello, domenica c’era un casino totale che la pioggia continua ha aiutato ad alimentare ….la pioggia….continua….già !
Sono partita bene, con calma e mi sono unita al pace maker delle 4 ore e 45, un bel gruppetto di persone simpatiche che mi hanno aiutata a farmi passare gran parte della gara incitandomi e dandomi molti consigli.
Stavo bene mi sono goduta il tifo delle persone in attesa dei cambi della staffetta, ho incrociato altri ortichini e poi intorno al km 27 ho iniziato ad avere un male terribile al ginocchio sinistro.
Per dare un’idea del tipo di dolore mi sembrava di avere un “coltello dentro” , non riuscivo a fare bene la falcata….insomma un disastro.
Il male mi limitava nella corsa, ma non tanto da costringermi a fermarmi il problema è che sono andata in crisi.
La mia testa ha iniziato a dirmi che non ce l’avrei mai fatta a finire, che avevo fatto tutta quella fatica per niente, che davvero dovevo prendere la metropolitana.
Ho dovuto rallentare e ho perso il pace maker e intorno al km 30 ero davvero demoralizzata, ma ho tenuto duro.
Ho corso piano, zoppicando; poi mi sono ripresa così km dopo km , ognuno soffertissimo, ho raggiunto il traguardo.
Mi piace ripensare a tutti i volti che ho incrociato durante questa esperienza, a tutte le parole di incoraggiamento che mi sono state rivolte e a tutte le persone che non conosco ma che in qualche modo sono passate nella mia vita in quelle ore.
In particolare uno dei pace maker che prima di “lasciarmi” mi ha detto “Tu ora continui perché sei arrivata fino a qui e il male non è un problema tuo ma del ginocchio”.
Poi un volontario che all’arrivo, impietosito dal mio stato, mi ha aiutato a fare il nodo alla “coperta di domopack” che avevo sulle spalle.
Ed infine vi confesso che all’arrivo ero cotta, non sapevo se ridere o se piangere (in realtà avevo un magone pazzesco) …avrei voluto sorridere per la foto ricordo di Rocco ma proprio non mi veniva e ho vagato sotto la pioggia per una decina di minuti prima di capire
cosa dovevo fare.
Ho concluso la mia impresa con un tempo “siderale” : 4 ore 52 minuti e 5 secondi felice di esserci riuscita perché questa maratona oltre che per me stessa la correvo per Anna,
Ho dedicato la maratona a lei, ho corso PER lei, ma spero presto di tornare a correre CON lei.
Ciao a tutti ….ORTICA I LOVE YOU
Laura
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 | | Articolo di Sambati Stefano
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15 Aprile 2012 – Maratona di Milano – tempo 03.21.24
E si anche Milano è andata, mi ero promesso di non farla più visto l'esperienza negativa del 2004, ma alla fine con il blocco del traffico non è venuta neanche tanto male, mancavano gli insulti e l'incitamento a causa del tempo pessimo, infatti ha piovuto dall'inizio alla fine, cmq c'erano alcuni pezzi del percorso dove si sentiva solamente il rumore della corsa, quel rumore di piedi che accarezzano l'asfalto e che veniva amplificato dal bagnato per terra.
Ma facciamo un passo indietro, per me questo weekend doveva essere un test per decidere se iscrivermi o no a un IM, e nemmeno uno qualunque, ma ”L’ Embrunman”, così sabato mattina affronto il tempo incerto e alle 7:30 salgo in bici, la mia intenzione è quella di fare 120 km, così indosso abbigliamento invernale e inizio a pedalare, mi sento bene, così alla fine dei 120 Km vedo che sono riuscito a portare a casa una media 30 km/h, ma mi viene il dubbio di aver esagerato, ma se no che test sarebbe stato?
Domenica mattina parto alle 06:00 per dirigermi verso la maratona, le gambe sono un pò dure, come detto in precedenza il tempo non invoglia, ma visto che il biglietto della metro ce lo paga la maratona, parto.
Ci si trova con gli Ortichini e come sempre si fa casino, c'è gente preoccupata, un po' come Laura perchè è alla sua prima maratona, e gente che ormai ha il callo per le tante maratone già fatte, il triste é che quella di Milano non possa partire dal centro della città, ma dal polo fieristico di Rho, ma pazienza, diciamo che è una questione logistica dovuta ai parcheggi che ovviamente per quel giorno costano solo 15 €, (e che dove si possono attaccare si attaccano), ma noi siamo venuti per correre, cosí via le polemiche.
Ci cambiamo fortunatamente all'asciutto, dopo aver consegnato la sacca degli indumenti entriamo in griglia, io mi trovo in fondo al gruppo insieme a Claudio, posizione insolita per me, figuriamoci per lui è un maratoneta da meno di 3 ore, ma insieme ci siamo prefissati di stare con il palloncino delle 3:30.
Al via si parte a tutta, Lui è più forte di me, sfreccia tra gli atleti, faccio fatica a stargli dietro, ma aiutato dal ristoro del quinto km riesco a raggiungerlo, le mie gambe sono di legno, non si vogliono sbloccare, poi il freddo non aiuta a farle decollare, vedo Claudio anche lui ogni tanto rallenta per scambiare due parole con chi lo riconosce e le frasi che la gente dice sono sempre le solite, ma tu cosa ci fai qui? la risposta è che lui ha una gara domenica prossima di 100 km a Seregno.
Si riparte e così palloncino dopo palloncino raggiungiamo quelli dei 3:30, il suo passo è così sotto ritmo che devo farle notare che siamo arrivati al nostro obbiettivo, (siamo entrambi sotto ritmo), lui chiacchiera con una sua amica e io con un triathleta cosi parlando non mi accorgo di allungare il passo, al 12 km mi accorgo che l'ho staccato, mi sento bene, le gambe si stanno sbloccando e continuo ad andare in progressione, anche se sto correndo come se fosse una maratona dell'ironman, non guardo il cronometro, il tempo non mi interessa mi interessano le sensazioni di corsa, la mezza arriva in un attimo, mi rendo conto che i km volano, questo è un segno di benessere sia fisico che mentale, cmq al 30 km inizio a sentire un po' di fatica, sono a stomaco vuoto, così i pack gel del rifornimento del 30 chilometro sono perfetti, ne prendo uno e dopo aver litigato per aprirlo per più di 300 metri lo mando giù, lo sento dolce e denso, però bevendoci dietro l'acqua va giù, purtroppo al trentacinquesimo torna su, ma ormai sono solo 7 i km che mi dividono all'arrivo e stringo i denti, le strade famigliari aiutano la mente a non sentire la fatica e così la testa è concentrata a far correre le gambe che vanno spedite sino al traguardo, sto così bene all’arrivo che riesco anche a cambiare il passo nel km finale, taglio il traguardo, fermo il cronometro non guardo neanche il tempo che ho fatto, ho freddo e voglio andare a trovare Paola che è so che è li che mi sta aspettando. Prendo la sacca dei vestiti ed esco da lei, mi cambio, cosi in poco tempo mi trovo sul metro verso casa.
Ormai la decisione è stata presa, Embrunman è fattibile, cosi ho ora tempo di recuperare in fretta, per disputare tra 15 gg il 70.3 di Barberino.
Milano hai ancora tanto da imparare ma almeno quest'anno un buono lo porti a casa!
Ironsappa
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 | | Articolo di Sambati Stefano su Marrakech
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Lunedì 30 gennaio ore 7,00, mi trovo all'aereoporto di Marakkesh in attesa del volo di rientro con le gambe doloranti per la fatica sostenuta ieri in maratona.
Bella questa esperienza marocchina, non tanto x la maratona, ma per questo scambio culturale, aiutato tanto dalla presenza di Anis, che ci ha assistito negli acquisti e ci ha guidato nelle vie più particolari della città.
Ma veniamo alla maratona, con la mia "preparazione" non potevo sperare nel personale, così avrei provato a stare sotto le 3 ore e 30', ma non é andata proprio così. Anis, il “nostro” marocchino, uso nostro in quanto dell’ortica team, avrebbe voluto stare sotto le 3 h e 27' così decidiamo di partire insieme, siamo anche posizionati in griglia molto bene e la larghezza delle strade aiutano a non far creare ingorghi, così nemmeno dopo un km possiamo stare affiancati e tenere il nostro passo o quasi.
Vedo che lui non soffre e così assecondo il mio fastidio al piede destro e il solito dolore al ginocchio sinistro e mantengo, lui ha voglia si dominare il suolo di casa sua, ha determinazione e continua a guardare il suo Garmin per vedere se siamo nell'obbiettivo.
Anch'io lo osservo e vedo che il passo medio sta tenendo km dopo km, stiamo viaggiando a 4:46, ottimo e in linea per gestire la crisi del 30 in poi, ma non avevamo fatto i conti con il mancato ristoro del 20 km .
Questo ci ha fatto fare 10 km quasi senza acqua, ma grazie a Anis siamo riusciti a recuperare 2 bottigliette che hanno evitato il ritiro.
Sino al venticinquesimo siamo riusciti a tenere il passo voluto poi il mio compagno di avventura sentendosi meglio di me ha allungato un pochino, lo vedo, ma il mio passo non riesce a richiudere lo strappo, sapendo che mancano ancora 17 km all'arrivo deve diminuire per gestire.
Con me ho la bottiglia d'acqua che visto la precedente esperienza non la mollo e nonostante mi dia fastidio, la infilo nella manichetta destra.
Corriamo in totale assenza di traffico e attraversiamo le palmaie, posto bellissimo con campi da golf e con tante fontane che sono delle tentazioni al tuffo, il caldo è tanto e l'ombra rimane solo un miraggio. Ma nulla può fermarci, siamo partiti per fare questi 42 e allora giù la testa e forza.
Appena prima del 30 raggiungo Anis così le passo la bottiglia e riusciamo a stare insieme, usciamo dalla zona dalle palme e iniziamo il rientro verso Marakkesh.
Anis allunga ancora io non riesco a stare con lui così km dopo km inizio a perdere il vantaggio accumulato nella prima metà, questo dovuto anche al fatto che questi ultimi 12 km sono tutti di leggera salita.
A 6 km dalla fine raggiungo Anis che si é dovuto fermare per crampi.
Avrei voluto fermarmi, ma le mie gambe sono al limite dei crampi e riescono solo a darle un urlo: DAI!
Mi trascino sino alla fine con gli ultimi 4 km con crampi e non nascondo che al passaggio d'avanti all'hotel dove pernottavamo mi sarei ritirato, ma il mio amore mi stava aspettando all'arrivo e così scaccio questo pensiero e proseguo.
Chiudo a pezzi questa maratona con un tempo di 3:34:41, Anis è subito dopo di me. Il suo arrivo mi consola anche se mi lascia un pizzico d'amarezza perchè per 1 minuto non é riuscito a fare il suo personale anche se sono convinto che se il chilometraggio era esatto invece che più lungo di 350 mt l'avrebbe fatto.
Un grazie particolare a tutti gli organizzatori dell'ortica team che come sempre hanno centrato l'obbiettivo di una gran bella gita
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 | | Articolo di Sambati Stefano
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il 2011 è giunto alla fine. per tanti versi direi meno male, ma non si può in precedenza sapere come sarà un anno, quindi chiudiamo questo 2011 con le statistiche sportive. questo a seguire è il poco che sono riuscito a fare
3 maratone
1 triathlon 70.3
3 quarti di passatore
2 mezze maratone
ma la gara più difficile è stata quella di lottare contro l'infortunio, questo maledettissimo, ma tanto amato, ginocchio che da qualche anno non mi da pace, così quest'anno ho deciso di farmi operare. il fermarmi è stata una decisione difficile, ma dettata dal dolore e dal non riuscire più ad allenarmi con regolarità, così via operato. tentato di riprendere e poi rifermato, con il ritiro dalla 100 km passatore e l'umiliazione di posizione del 70.3 ho dato il giusto riposo, sospeso completamente tutto per 2 mesi e a settembre rimboccato le maniche e sono ripartito. non sto ad annoiarvi con la fatica che ho dovuto passare, vi dico solo che è stata tanta, ma giorno dopo giorno kg dopo kg sono riuscito domenica a correre la maratona di Pisa, ho scelto questa perchè volevo gareggiare una maratona prima della fine dell'anno, così Pisa era l'ultima occasione, o la va o la spacca. sabato si parte da casina con il nostro bellissimo Red hot e si punta verso la toscana, il nostro furgone è magnifico e lento come il maratoneta, ma pian piano si arriva prima a Siena e poi a Pisa, qui l'organizzazione e il buio non aiutano a trovare il ritiro pettorale e il palazzetto dello sport dove avevamo deciso di pernottare, alla fine io e Paola siamo riusciti a far tutto. domenica la sveglia è presto sono le sei e il sappa dopo una notte agitata è pronto, si iniziamo i preparativi e la vestizione per trovarci alle 8 in zona partenza, il freddo è pungente, questo inverno ha deciso di cominciare proprio domenica, così si guarda l'abbigliamento dei corridori e c'è ne per tutti, dalle canotte e pantaloncino agli scafandri da -20 °C, ma io non posso rischiare di essere troppo leggero la paura del camminare è tanta il mio unico lungo è stato 15 gg prima con un 34 km, così con tanta preoccupazione si entra in griglia, qui la tensione è forte, ma mi posiziono dietro i palloncini dei 4:45, da qui vedo Paola e la posso salutare con la manina, lei è con me, tutta coperta, ma il suo lungo piumino non nasconde la preoccupazione che ha in viso per il ginocchio, sa che sono un animale da pettorale e che non mollo facilmente, così spalle alla torre pendente con questo ginocchietto pendente si parte, tutti frenetici, sembra che 42 km sono da vincerli nei primi metri, ma non voglio far cavolate, cerco di arginare la mia foga e mi metto come obbiettivo di arrivare a prendere i palloncini delle 3:30, così all'ottavo km sono presi, ho spinto so di non essere andato piano, ma ormai il passo è quello, non ho voglia di stare dietro a loro, così proseguo. Grande cazzata, perchè il stare coperto avrebbe aiutato, ma dopo è facile dire se lo sapevo, così si arriva alla mezza, i pensieri e rilevatori sono tutti sul ginocchio, la testa continua a fare calcoli sulle maratone e tempi precedenti, al dodicesimo ci si divide dai podisti della mezza, così la solitudine è ancora maggiore, l'aria fa da compagnia , ma non è il massimo, da fastidio, ma ormai si è in ballo e dobbiamo ballare. Ristoro dopo ristoro arrivo alla mezza. il tempo non è malvagio le mie previsioni sono di stare sotto le 3 ore e 30, ma si sa la crisi in maratona è sempre attorno al 27 km, ma non posso pensarci adesso, così mi dico sei arrivato sin qui ora torna a Pisa che c'è Paola che ti aspetta, giro di boa e via. pezzo di lungomare drittissimo con un vento fastidiosissimo alla destra, non voglio prendere aria, ma non trovo nessuno con il mio passo, tutti si attaccano dietro e al mio rallentare si adeguano, così fanculo su le dita e giù la testa e vado ad aumentare, so che sto facendomi male, ma sono così, inizio a superare, ma come previsto al 28 inizio a cedere, ho solo un gel e decido di consumarlo 100 metri prima del ristoro dei trentesimo km, so che è presto in quanto ne ho uno solo, ma avendo fatto poca colazione sono costretto, il beneficio del gel dura solo 2 km poi ancora fatica, e così incomincio il conto alla rovescia con i km, non so che passo e che velocità ho, ma so che perdo delle posizioni su chi corre , ma le guadagno su chi cammina, decisione di rallentare saggia, perchè ho corso tutti i 42, 195, ma che fatica. però il ginocchio non duole e questo mi da carica e energia per le prossime gare. si entra in Pisa, qui qualche ponte e qualche sottopasso fanno fare gli straordinari alle gambe che sono brasatissime, ma non si molla nulla! Pendente come la torre entro in pazza dell'arrivo e qui non ho nemmeno la forza di cambiare il passo, perdo 2 posizioni, ma il mio pensiero è a mia zia appena mancata e dedico la chiusura della maratona a lei. così stanco ma felicissimo vado a prendere la medaglia,tra l'altro molto bella, e ad abbracciare Paola che è stata li tutto il tempo ad aspettarmi. ora l'anno è finito si pensa al 2012 con molta più convinzione e così anche Pisa è andata e se la torre continua a pendere, il ginocchio del Sappa si è raddrizzato!
buon 2012
Sappa
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